martedì 29 maggio 2007

LA CONTESTATATA CHIUSURA DEGLI OPG

Il Ministero della Salute, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, ha votato per la chiusura degli Opg italiani, una proposta che tra breve diverrà realtà per almeno tre dei sei centri presenti sul territorio nazionale. Una riunione sui temi della salute mentale ha visto confrontarsi politici e la Sip, Società Italiana di Psichiatria, su questo difficile tema e sulle difficoltà organizzative legate allo smantellamento di strutture specializzate, senza previa progettazione di un ente sostitutivo.

Ad oggi gli Opg italiani ospitano 1200 internati, un numero che continua a crescere, almeno fino alla scorsa settimana: ora infatti le strutture non accolgono più pazienti. La Sip si è dichiarata favorevole alla chiusura, anche totale delle sei strutture in Italia, ma ha evidenziato ampi dissidi sulla gestione dei tempi.

La chiusura pressoché immediata delle tre strutture di Castiglione delle Siviere, Aversa e Reggio Emilia apre il problema della reintegrazione dei pazienti, ove questa sia possibile, o la possibilità per gli stessi di accedere ai centri di accoglienza predisposti dalle Sip. Tali centri di accoglienza vennero creati a seguito della legge Basaglia per la chiusura dei manicomi. Anche allora si era ingenerata una situazione di caos e di disagio per pazienti e i familiari che li avevano a carico, che si erano visti di colpo privati di un sostegno e della possibilità di cure. Le “istituzioni totali”, sebbene ripetutamente più volte denunciate per trattamenti illeciti e ambienti poco salutari, costituivano un contenitore utile per chi si trovava a dover gestire un malato mentale: la loro chiusura ha portato l’Italia ad essere un paese all’avanguardia, ma ha anche creato un clima di difficoltà. Nessun intervento di reintegrazione era stato previsto, né alcuna opera di sensibilizzazione sociale. I malati mentali si sono trovati semplicemente “esternati fuori” rispetto al precedente “internati dentro”.

È questo il timore che anima oggi la Sip, insieme ad alcuni punti gestionali interni. Se i pazienti delle Opg saranno riassorbiti nei centri di accoglienza, e già questo è difficoltoso data l’elevata numerosità degli stessi, è necessario formare e sensibilizzare il personale ora operante. Non solo, negli anni successivi alle Legge 180 si è lavorato molto per far sì che gli addetti a soggetti deficitari si rapportassero a questi come pazienti e non più con un ottica di gendarmi sviluppatasi nelle rigide strutture dei manicomi. Immettere in una simile realtà soggetti che necessitano di un grado di controllo superiore, costringe gli operatori a rivestire un ruolo direttivo e gerarchico che si è cercato di far perdere loro, senza contare che sono le stesse strutture ad avere minori barriere fisiche: niente inferriate né serrature blindate.

La proposta viene accolta con entusiasmo, per la sua carica innovativa e per il potenziale di umanità che si riscontra nella stessa, ma dimostrare con una legge un progetto che richiede tempi e programmi specifici non basta per essere all’avanguardia. Su questa tematica la Sip chiede maggiore chiarezza e la possibilità di concordare insieme la metodologia deseguirsi. Ciò permetterà di porre fine ad una “vergogna nazionale”, secondo le parole del vice presidente della Sip L. Cappellari, in modo sensato e dignitoso per tutti.


Foto by evil_

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