domenica 30 settembre 2007

SOMMARIO DELLA SETTIMANA

foto by gettyimages

Questa settimana abbiamo parlato principalmente di linguaggio e comunicazione:

Lingue straniere: l’essere poliglotti dipende da uno specifico circuito neurale che facilita le traduzioni da un idioma all’altro. Scopri come funziona

Musica: le capacità linguistiche sarebbero correlate alla musica, lo svela una ricerca della Northwestern University. Leggi perché.

Anoressia: dalla sua comparsa il manifesto shock di O. Toscani fa parlare, ma è davvero efficace? Vai all’articolo.

Ci siamo occupate anche di salute e mente:

Il consumo di psicofarmaci è in aumento in Italia, ecco le cifre di un fenomeno in crescita

Si è tenuto in questi giorni il convegno della Sins sulle neuroscienze, vedi di che argomenti si parla.

LA SETTIMANA DELLE SCIENZE DEL CERVELLO

La SINS, Società Italiana di Neuroscienze, organizza al Palazzo della Ragione di Verona una serie di congressi, dal 27 settembre al 3 ottobre, sugli studi del cervello, sul versante neuroanatomico. Ecco tutte le informazioni.

I temi principali riguarderanno l’immunologia e le nuove frontiere della ricerca rispetto alle malattie neuro-degenerative.

Tra gli appuntamenti più importanti ricordiamo la tavola rotonda relativa sull’impiego delle cellule staminali per la cura e sui temi bioetici, che si terrà il 28 settembre alle 20.30.
Un altro appuntamento di rilievo consiste nella discussione-dibattito relativo alla sindrome di Alzheimer che si terrà il 30 settembre alle 20.30.
Nella kermesse interverranno inoltre importanti neurologi sia sul tema della sclerosi multipla che sulle modalità della visione.

Per il programma completo e per informazioni dettagliate si rimanda al sito della SINS e dell’Università di Verona.

foto by gettyimages

giovedì 27 settembre 2007

MUSICA E LINGUAGGIO


Studiare la musica incide positivamente sulle capacità linguistici. E’ stato osservato infatti, grazie ad una ricerca della Northwestern University, che i circuiti cerebrali coinvolti sono gli stessi.

Esiste una sorta di parallelismo tra linguaggio verbale e musica, come è possibile osservare dagli studi di Chomsky e Schenker, linguista il primo e musicologo il secondo, che hanno prodotto teorie con molti punti in comune. Chomsky spiega l’apprendimento del liguaggio attraverso la teoria della grammatica generativa, mentre per Schenker a livello profondo, tutte le buone composizioni musicali, rivelano lo stesso tipo di struttura delle composizioni verbali, riuscendo a mostrare, almeno in parte, la natura affine delle intuizioni verbali e musicali.
Linguaggio e musica sarebbero dunque caratteristiche della specie umana e appaiono universali in tutti gli uomini, ossia tutti gli individui possiedono una capacità generale di acquisire una competenza linguistica e musicale


Un recente studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze, condotto da Gabriella Muracchia presso la Northwestern University, ha indagato la connessione a livello cerebrale di linguaggio verbale e musicale, valutando l’influenza della musica sulle capacità verbali. Alla base c’è l’ipotesi che l’ascolto della musica, in quanto esperienza multisensoriale in grado di migliorare le performance in molti campi cognitivi, sia anche in grado di influenzare positivamente il linguaggio.

In particolare la ricerca ha analizzato se lo studio della musica possa potenziare meccanismi neuronali alla base del linguaggio. Per questo sono stati coinvolti nella ricerca musicisti a cui sono fatti ascoltare brani musicali o voci di persone che parlano. Lo stesso studio è stato condotto anche su persone non esperti di musica.
Durante le riproduzioni, i ricercatori hanno analizzato le reazioni cerebrale mediante la misurazione dell’attivazione nervosa (rilevazione tramite elettrodi).

Dai dati è emerso che «I musicisti posseggono un sistema specializzato per elaborare stimoli sonori e visivi in una regione molto profonda del cervello, il tronco cerebrale», spiega Muracchia. Questo fa presupporre che l’elaborazione di stimoli musicali e linguistici segua lo stesso percorso cerebrale.

La ricerca dimostra dunque che lo studio della musica sostenga i bambini nello sviluppo delle capacità linguistiche. Per questo la musica potrebbe essere utilizzato per risolvere disturbi del linguaggio come la dislessia.

Foto by Noek

mercoledì 26 settembre 2007

IMPARARE LE LINGUE STRANIERE: UNA QUESTIONE DI CERVELLO


Una struttura cerebrale è direttamente coinvolta nell’acquisizione delle lingue straniere. E’ il giro di Heschl che svolge un ruolo fondamentale, come scoperto dai neuroscienziati della Northwestern University di Chicago.

Imparare un lingua straniera richiede un grande dispendio di energie. Non è facile acquisire un nuovo lessico ed una nuova grammatica. Alcune persone tuttavia mostrano una maggiore abilità nell’imparare una nuova lingua.

Secondo i ricercatori della Northwestern University di Chicago, nell’apprendimento di un nuovo linguaggio svolge un ruolo di primo piano una struttura cerebrale cerebrale, il giro di Heschl.
Questa struttura è presente in entrambi gli emisferi ed ha la funzione di gestire i suoni base.

La scoperta di Patrick Wong, neuroscienziati, e suoi colleghi è che solo il giro di Heschl dell’emisfero sinistro è direttamente collegato alla capacità di imparare una lingua. In particolare è stato riscontrato che la grandezza del giro di Heschl è direttamente proporzionale alla velocità con cui si imparano nuovi linguaggi.

Patrick Wong però chiarisce: “ Anche se abbiamo dimostrato un legame tra capacità di apprendere lingue straniere e dimensioni di strutture cerebrali, la biologia non è un destino”.
In altre parole, non preoccupiamoci della grandezza del nostro giro di heschl e mettiamo impegno nello studio delle altre lingue!

Foto by fuaijie

martedì 25 settembre 2007

PUBBLICITA' NO-ANOREXIA


Dibattito aperto sulla pubblicità shock contro l’anoressia. Incassa i complimenti del ministro Turco, ma è criticata dal Camillo Loriedo, psicologo esperto di disturbi dell’alimentazione.

Il mondo della moda è legato a doppio filo con il tema dell’anoressia. Negli ultimi anni ha proposto una donna sempre più androgina e magra, al limite della malattia. Ed è sempre la moda ad interessarsi al tema allorché una modella muore, troppo magra per sopravvivere. Dagli eventi shock dell’anno scorso (due modelle anoressiche morte in poco tempo) gli stilisti e il mondo che gira intorno alle sfilate ha dovuto interrogarsi ed anche adattarsi alle ‘misure’ imposte dai governi. Infatti prima la Spagna, poi l’Italia, hanno invitato caldamente a proporre modelli di donna meno ‘pelle e ossa’ per evitare effetti di emulazione nel pubblico.

Quest’anno, in concomitanza con la settimana della moda milanese, è stata pubblicata una pubblicità shock contro l’anoressia. L’ideatore è il fotografo Oliviero Toscani, abituato a shoccare con immagini forti e d’effetto, ma anche a essere subissato di crtiche. La pubblicità mostra una ragazza anoressica, che mostra evidnti danni fisici provocati dall’anoressia.

La campagna è stata accolta positivamente dal Ministro della Salute Livia Turco, che ha apprezzato sia l’iniziativa, sia le modalità.
Camillo Loriedo, invece, psichiatra presso il Centro per i disturbi alimentari del policlinico Umberto I di Roma, è totalmente contrario all’iniziativa, e ritiene che possa essere controproducente, innescando un processo d’imitazione. Infatti mostrare un corpo nudo, a ragazze anoressiche, tipicamente narcise e che soprattutto non sono in grado di riconoscere la propria malattia, non può che rafforzare la propria idea distorta di ‘schema corporeo’.

La pubblicità è un mezzo efficace ma che, se non utilizzato sapientemente, può determinare il fallimento, il flop di un prodotto. In questo caso, non trattandosi di un prodotto, ma di persone umane, la pubblicità dovrebbe essere pensato con degli esperti di psicologia e della comunicazione. Non vogliamo né criticare, né supportare la campagna, ma solo sottolineare che un’immagine può essere letta in molteplici modi e dar vita a differenti opinioni.

L'USO DI PSICOFARMACI IN ITALIA


L’uso di psicofarmaci è in crescita esponenziale. Preoccupante la diffusione tra i giovani ventenni.


L’uso di psicofarmaci nel nostro paese è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, tanto da raggiungere proporzioni che devono far riflettere l’opinione pubblica, gli stessi consumatori e soprattutto il settore assistenziale, che forse con troppa leggerezza li prescrive.
Già nel 2005 si spendevano in Italia 650 milioni di euro. I dati provengono da un sondaggio compiuto dal ‘Progetto Arno’. Tra i dati emersi i più impressionanti riguardano la fascia dei giovani: tra i 19 e i 44 anni il 5,5% di donne e il e il 3% degli uomini fa uso di psicofarmaci. Come è facile osservare il dato da tenere maggiormente in considerazione è quello femminile, che ricorrono agli psicofarmaci contro lo stress e disturbi della personalità.

Nonostante le avvertenze e gli innumerevoli studi che mettono in guardia contro i possibili danni provocati dall’utilizzo incontrollato di psicofarmaci, il loro utilizzo sembra insostituibile. Un buon marketing, unito ad una superficiale prescrizione ne ha determinato il successo. Corrado Barbui, psichiatra dell’Università di Verona: ‘Un tempo gli antidepressivi si prescrivevano soltanto nei casi di una certa gravità, mentre oggi si consigliano per tutto’
Ma chi ne fa maggiore utilizzo? E’ sbagliato pensare che siano gli adulti in preda alla crisi di mezza età. Infatti a ricorrere agli psicofarmaci sono soprattutto i giovani lavoratori o studenti, con qualche difficoltà economica o bloccati all’università.

Per questo molti atenei e licei hanno istituito servizi di counselling, su modello anglosassone. Le problematiche riferite agli psicologi sono per lo più difficoltà nell’apprendimento o di natura relazionale, sintomi fobico-ossessivi, disturbi dell’alimentazione e dell’identità sessuale. In altri casi invece sono gli stessi studenti a cercare un riparo, creando forum on-line dove poter parlare delle proprie esperienze, come hanno fatto gli studenti della Bicocca.

Gli psicofarmaci sono sicuramente un metodo rapido e a basso costo, se paragonato magari ad una terapia psicoanalitica; essi danno tregua ai problemi psicologici, ma una tregua momentanea e non risolutiva. Infatti, ricordiamo, che usare psicofarmaci senza un corretto controllo è inutile e soprattutto controproducente.

Per chi è interessato al tema della depressione, invitiamo a leggere l’articolo recentemente pubblicato ‘Troppe diagnosi di depressione’ dove lo psicologo Parker punta il dito contro le troppe diagnosi di depressione.


foto by Astrid Walter

domenica 23 settembre 2007

SOMMARIO DELLA SETTIMANA


Questa settimana il nostro blog si è occupato prevalentemente dei più giovani, bambini ed adolescenti, da differenti punti di vista:



  • il bullismo: è un fenomeno che da alcuni anni interessa anche il nostro paese. Oltre ai fatti che giungono alla cronaca televisiva e che fanno molto scalpore, episodi di bullismo si compiono quotidianamente in tutte le scuole. Il bullismo è un fenomeno complesso, con molteplici forme e, soprattutto, è di natura relazionale: non è un problema del singolo, ma coinvolge l'intero sistema classe. Leggi 'Il bullismo in Italia'

  • felicità: la scuola è un luogo dove la felicità sembra rimanere fuori dalle porte. Per questo un preside tedesco ha istituito un corso di felicità che prevede interventi di psicologi, corsi di teatro e altre iniziative. Leggi 'A scuola i felicità'

  • adolescenti: le giovani teenager seguono i modelli imposti dai mass media in modo quasi ossessivo. Desiderano diventare in tutto e per tutto simili ai loro modelli tentando di avvicinarsi il più possibile alla perfezione. Leggi 'Be Wonder woman'

  • scuola elementare: come vivono l'ingresso nel mondo scolastico i più piccoli? La scuola per loro diventa una fonte di stress con conseguente aumento del cortisolo nel sangue. Se vuoi sapere perchè e quali sono gli effetti leggi 'La scuola è stressante'

giovedì 20 settembre 2007

LA SCUOLA E' STRESSANTE



L'università di Bath ha condotto una ricerca sullo stress causato dall'ingresso nel mondo della scuola. Sono stati rilevati alti livelli dell'ormone dello stress, il cortisolo, già durante i sei mesi precedenti l'inizo della scuola.





Il primo giorno di scuola è un evento altamente stressante nella vita di un bambino. Pianti e lacrime accompagnano spesso l’ingresso nella scuola primaria. Non sono solo capricci, ma sono la manifestazione di stress, di un disagio che prova il bambino anche dopo sei mesi l’inizio della scuola, ma, scoperta che stupisce, anche sei mesi prima l’inizio.

I bambini insomma iniziano la loro carriera scolastica con alti livelli di stress. E’ quanto è stato analizzato dallo studio coordinato da Julie Turner-Cobb presso l’Università di Bath, in Inghilterra. La ricerca ha coinvolto 105 bambini, 53 maschi e 52 femmine in attesa di iniziare la scuola primaria. Lo studio ha esaminato sia i livelli di stress ‘provato e manifestato’, sia le reazioni fisiologiche. Infatti a genitori ed insegnanti dei bambini sono stati fatti compilare dei questionari riguardo il comportamento dei bambini, e inoltre i bambini sono stati sottoposti a prelievi della saliva per verificare il livello di cortisolo, ormone dello stress. Queste operazioni sono state effettuate all’inizio della scuola e sei mesi prima dell’inizio.

Dai risultati è emerso che il livello di cortisolo è elevato durante i primi giorni di inizio delle attività scolastiche, ma anche già sei mesi prima l’inizio dell’anno scolastico. I primi giorni di scuola sono un evento stressante per il bambino, non abituato ad un nuovo mondo che gli impone regole sociali, norme e ritmi. Per questo risulterebbe utile iniziare ad abituare il bambino ad un vita regolare già nei mesi precedenti. Non a caso i bambini più ‘stressati’ risultano essere quelli più vivaci ed estroversi, dove è stato rilevato un picco dell’ormone cortisolo più elevato degli altri. Per quanto riguarda lo stress precedente l’inizio, è principalmente imputabile ai genitori. Infatti l’ingresso del proprio bambino nella scuola crea ansia ed agitazione nei genitori stessi, come spiega la Turner-Cobb : ''Mamme e papà sono i primi ad essere stressati per l'ingresso a scuola del loro figlio, e gli trasmettono il disagio, mentre invece dovrebbero cercare di diminuire il suo livello di ansieta'''.

Lo stress dovuto al primo giorno di scuola non deve però spaventare, esso ha una funzione parzialmente adattiva, che aiuta il bambino ad affrontare meglio la situazione nuova. In questo modo si spiega anche perché spesso i bambini si ammalano proprio durante le vacanze: il livello elevato di cortisolo evita raffreddori e influenze, che però calando improvvisamente durante le vacanze facilita l’insorgere di malanni.
Dopo circa sei mesi la situazione torna alla normalità, e i livelli di cortisolo calano. Bisogna preoccuparsi solo nei casi in cui tale livello rimane elevato perché potrebbe segnalare una difficoltà, un disagio.
foto by gianfrancogoria

martedì 18 settembre 2007

BE 'WONDER WOMAN'


Le giovani adolescenti rispondono ai modelli mediatici, con una ricerca spasmodica della perfezione. Ma se cercare di migliorarsi è positivo, diventare perfette sotto ogni aspetto è pressochè impossibile. Confrontarsi con una realtà è difficile da accettare, soprattutto a 13 anni.
La "sindrome della superdonna": adolescenti alla ricerca della perfezione.

Su giornali e cartelloni pubblicitari vengono mostrate donne dal corpo filiforme e perfetto, quasi non reali, anzi spesso o quasi sempre non reali, ma frutto di abili ritocchi del fotografo. Questo, però, le giovani teenager non lo sanno, e vivono in un mondo dove se non sei perfetta, non vale la pena vivere. Se uniamo questo al fatto che anche i film non fanno altro che mostrarci incredibili donne in grado di fare tutto, mamme e manager, creative e sportive, è facile immaginare quali siano gli ideali delle ragazzine: diventare una super donna, dall’incredibile fascino e avvenenza e con capacità spropositate.
Dobbiamo poi ricordare che l’adolescenza è un periodo particolarmente critico, dove seguire dei modelli in modo ossessivo può portare a delle problematiche psicologiche.

La rivista di scienza comportamentale “Sex Roles” ha recentemente pubblicato uno studio, diretto da Janell Lynn Mesinger, condotto su di un campione di 866 teenagers americane. Dallo studio è emerso che la ricerca della perfezione pervade ogni ambito della vita quotidiana, estetico, scolastico e sportivo.
Questo eccessivo ed ossessivo desiderio di raggiungere il successo è stato denominato “sindrome da superdonna”. Infatti, se da un certo punto di vista la voglia di continuo miglioramento, può essere positivo,il perfezionismo portato all’eccesso danneggia, con il rischio di sfociare i disturbi fisici e mentali. Il continuo confronto con elevati stereotipi può causare un senso di inadeguatezza, di insoddisfazione.

La sindrome della superdonna può essere considerata, secondo l’associazione inglese “Beat”, una delle cause dell’anoressia, malattia che ha assunto proporzioni allarmanti in Gran Bretagna ed in molti altri paesi industrializzati. Tuttavia non bisogna ritenere la 'sindrome della superdonna' l’unica causa, sarebbe un’operazione riduttiva, come spiega Mary George, portavoce del “Beat”: “Le cosiddette superdonne possono essere una delle cause, ma non l'unica. . Le teenager sviluppano disordini alimentari per diversi fattori, tra i quali si possono includere un trauma, un lutto, il bullismo e l'avere poco stima di se stesse”

A SCUOLA DI FELICITA'


Essere felici a scuola, per molti studenti sembra un’impresa impossibile. In un liceo tedesco è stato istituito un corso di ‘felicità’.

Se la scuola rende scarsamente felici gli studenti, bisogna reagire creando un ‘corso di felicità’. E’ quello che ha pensato, ed in seguito messo in pratica il signor Ernst Fritz-Schubert, preside di un liceo di Heidelberg in Germania. Non solo, la materia avrà dei voti e potrà essere portata come materia orale dell’esame di maturità.

Lo scopo del corso è quello di “trasmettere di nuovo cultura nel senso originario del termine e di ciò fa assolutamente parte la capacità di percepire la felicità”. Il proposito è dunque serio e la ‘psicologia della felicità’ non vuole essere un semplice momento di svago. Il corso è stato messo a punto in collaborazione con il professor Wolfgang Knoerzer, docente di cultura della quotidianità e del movimento presso la facoltà di Pedagogia dell’Università di Heidelberg.
I temi centrali dell’insegnamento saranno anima, corpo, motivazioni e capacità di prestazioni attraverso la partecipazione di esperti esterni. E’ infatti previsto un mini-corso di teatro, tenuto da un attore, e l’intervento di uno psicologo della motivazione, ma anche corsi di cucina.


veduta di Heidelberg by Der Toco

lunedì 17 settembre 2007

BULLISMO IN ITALIA



Il XIII congresso dell’Escap, società europea di psichiatria infantile ed adolescenziale, ha mostrato stime allarmanti sul bullismo, un fenomeno preoccupante anche in Italia.

Il bullismo è un fenomeno che non deve essere trascurato. Se una volta si vedevano scene di bullismo solo nei telefilm americani, è necessario ora prendere consapevolezza che anche nelle nostre scuole è un fenomeno presente e che non si manifesta con la classica ‘estorsione della merenda’.
Il bullo non solo prende soldi e bene materiali delle sue vittime, ma mette in atto una sorta di ‘persecuzione’ della vittima, prendendosi gioco di lui di fronte ai compagni,umiliandolo, mettendo in atto vere e proprie aggressioni. Il bullismo non è un fenomeno solo maschile, le bulle femmine più difficili da individuare, perché non aggrediscono fisicamente le proprie vittime ma attuano un’esclusione sociale.

Ad una settimana dall’inizio della scuola, ci è sembrato importante riportare i dati mostrati durante l’Escap, congresso della società europea di psichiatria infantile ed adolescenziale tenutosi a Firenze fino al 31 Agosto 2007:
In Italia il fenomeno coinvolge circa il 25% degli studenti di scuole primarie e medie superiori, sebbene in alcune zone riesce ad essere arginato e colpisce solo il 9-10% degli studenti. Se la situazione è già allarmante nel Bel Paese, fa riflettere il fatto che in alcuni paesi del mondo raggiunge punte del 40-50% .

Agire su una situazione ancora tutto sommato contenuta rimane necessario. Infatti, spiega Bennett L. Leventhal, docente di psichiatria all’Università dell’Illinois, “spesso le vittime stesse assumono in un secondo momento un atteggiamento attivo e diventano a loro volta esecutori di atti di bullismo".
La prevenzione e l’educazione è auspicabile, ma non deve interessare solo alcuni elementi ma l’intera comunità. Il bullismo non è una ‘patologia individuale’, ma un problema relazionale, per cui è necessario intervenire in modo allargato, su sistema-classe e sistema-famiglia. Continua Leventhal "Prendere vittima ed esecutore e agire sulla loro relazione non serve, l'intervento deve essere allargato alla comunita' per poter essere efficace. E in questo anche la famiglia ha un ruolo importante".

foto by blindi a j

SOMMARIO DELLA SETTIMANA


...Una breve panoramica sui nostri ultimi articoli...


  • addiction: ci siamo occupati di due ambiti delle dipendenze, droghe ed internet. Nel primo caso vi abbiamo parlato delle 'smart drugs' le cosidette droghe furbe, perchè sfuggono alle restrizioni legali. Dell'internet generation, invece, se ne sente sempre più parlare, perchè ormai sembra che non sappiamo più fare a meno di essere on-line. In questo articolo ci siamo occupati di una particolare addiction, la dipendenza da email

  • amore: un tema che può sembrare un pò friovolo ma che attrae non solo in non esperti di psicologia ma anche i ricercatori. Abbiamo così parlato di gelosia e della differenza tra uomini e donne. Abbiamo poi trattato il tema del bacio, una ricerca lo descrive come strumento 'di conservazione', utile per riconoscere il partner giusto.

  • neuroscienze: lo sbadiglio spesso dal via ad una sorta di contagio, se n unastanza sbadiglia una persona, inevitabilmente ed incredibilmente si innesca una serie di sbadigli. Questo avviene tra le persone 'sulla stessa linea d'onda' grazie all'empatia. Il ricordo è facilitato se interviene l'amigdala nella fase di memorizzazione, ovvero se viene data una valenza emotiva all'evento.

  • depressione: seguiamo sempre con molto interesse il disagio psicologico della depressione. Quest'ultimo articolo ha descritto i risultati di una ricerca secondo cui in realtà le moltissime diagnosi di depressione sono spesso forzate, ovvero semplici sitomi di tristezza vengono interpretati come patologia.

foto by giuli@

giovedì 13 settembre 2007

L'AMIGDALA E I PROCESSI DI MEMORIA


Memorizzare in modo dettagliato gli avvenimenti è possibile attraverso l’attivazione di ippocampo e amigdala, struttura cerebrale che colora emotivamente il ricordo. E’ il frutto delle ricerche del premio Nobel Erik Kandel.

Se talvolta la memoria gioca brutti scherzi, altre volte ci stupiamo dei particolari con cui descriviamo un evento passato. Il motivo per cui ricordiamo in modo dettagliato alcune cose rispetto ad altre è ciò cha ha lungo ricercato il professor Kandel.

Erik Kandel, vincitore di un premio Nobel ha dedicato i suoi studi al funzionamento della memoria ed ai suoi meccanismi cerebrali. Si è chiesto quali siano le caratteristiche di un evento (ed in seguito ricordo) che lo rendano più accessibile alla memoria e più ricco di dettagli.
Ha individuato un ruolo centrale nell’amigdala. Infatti, sebbene se per la memorizzazione sia necessaria l’attivazione dell’ippocampo, che memorizza gli eventi in modo ‘oggettivo’, attraverso l’attivazione dell’amigdala avviene una memorizzazione più efficace. Non solo, l’amigdala rende più dettagliato il ricordo, aggiungendo informazioni su ‘il dove’ ed ‘il cosa’ si stava facendo in quel momento.

L’attivazione dell’amigdala avviene nel momento in cui l’evento elicita emozioni, ci coinvolge emotivamente. In questo modo il ricordo diventerà più personale, strettamente intrecciato con il proprio vissuto, anche se è un fatto che non ci ha coinvolto in prima persona.

Per fare un esempio chiarificatore pensiamo all’attacco alle torri gemelle. Sebbene siano passati 6 anni, quasi ognuno di noi insieme all’evento, ricorderò dov’era e cosa stava facendo nel momento in cui vide per la prima volta le immagini delle torri. Questo perché l’11 settembre è stato per tutti un evento traumatico ed inimmaginabile, che ci ha fortemente colpito nonché destabilizzato.






foto by angelocesare

mercoledì 12 settembre 2007

TROPPE DIAGNOSI DI DEPRESSIONE



Lo psicologo australiano Gordon Parker mette in guardia contro le sempr più numerosediagnosi di depressione che si contano negli ultimi anni.
La depressione sembra diventare un male endemico. Sempre più spesso si utilizza l’etichetta ‘depresso’ quando si riscontrano alcuni sintomi. Di fronte a questo ‘abuso’ del termine lo psicologo Gordon Parker ha condotto una ricerca per verificare la reale epidemiologia della sindrome.

Secondo Gordon Parker, psicologo australiano presso l’Università del New South Wales, i casi di depressione veri e propri sono molto di meno rispetto a quelli non solo diagnosticati ma anche curati. Come supporto alla sua tesi ha portato i risultati di uno studio su di un campione di 242 insegnati. Tra loro il 75% ha manifestato sintomi che rientrano nella sindrome depressiva per un periodo della loro vita. Tuttavia il punto centrale è proprio questo: i sintomi quali melanconia, umore negativo e abbattimento sono per lo più relativi ad una condizione di tristezza momentanea. Parker spiega: “Ma questi non sono i sintomi di una reale depressione clinica che necessita di cure mediche”

negli ultimi 30 anni invece, questi sintomi sono stati interpretati come reali depressioni e per questo curati con farmaci.
Basti pensare che in Gran Bretagna vengono prescritti più di 31 milioni di antidepressivi, con un aumento del 6% negli ultimi due anni.

Secondo alcuni il maggior numero di cure e la somministrazione di antipressivi avrebbe contribuito ad una diminuzione dei suicidi e di malattia mentali.
Tuttavia il dubbio che alle spalle ci sia un’abile manovra delle case farmaceutiche dovrebbe far riflettere…

foto by jessica7jrd

LE SMART DRUGS



L'Istituto superiore della sanità ha recentemente pubblicato un libro sulle "smart drugs".

Con "smart drugs" (letteralmente droghe furbe) si intendono tutte quelle sostanze che possono essere comprate in erboristerie, su Internet o nei cosidetti smart shop, che sfuggono alle restrizioni legali, ma che di fatto provocano danni alla salute.

Le smart drugs sono sia di origine vgetale che sintetica, contengono vitamine e principi attivi di sostanze vegetali. Vengono commercializzati sotto forma di bevande energetiche o pastiglie stimolanti.


L'utilizzo di queste droge avviene per lo più all'interno di dicoteche e rave party, ma data la loro origine 'naturale' vengono utilizzate anche in ambieti alternativi di stampo per lo più giovanile.


L'ISS ha sviluppato un apposito fasciclo sulle "smart drugs" distribuito agli operatori del Pronto Soccorso e dei centri antiveleni, per mettere in guardia sulla loro pericolosità sottovalutata.





Per ulteriori informazioni invitiamo a consultare il sito dell'Istituto Superiore della Sanità





foto by iconolith

EMPATIA E SBADIGLI


Al Festival della Scienza in corso a York è stata presentata un’interessante ricerca, condotta dall’Università di Leeds, che spiega perché lo sbadiglio è contagioso.

Vi siete mai accorti che quando si vede qualcuno sbadigliare, subito dopo viene naturale fare uno sbadiglio sebbene non si sia annoiati o non si abbia sonno? Lo sbadiglio è contagioso, ci si può accorgere facilmente in una sala di attesa o durante una lezione dove già il clima talvolta poco coinvolgente può stimolare una grande quantità di sbadigli. Alcuni ricercatori si sono chiesti quale sia la motivazione alla base di questo contagio.

Secondo i ricercatori dell’Università di Leeds, lo sbadiglio è contagioso tra persone che stanno bene tra loro, che sono in sintonia. Si creerebbe una sorta di circuito empatico, cosicché quando vediamo qualcuno sbadigliare viene naturale spalancare la bocca perché, secondo, la tesi dei ricercatori, lo sbadiglio indica totale accettazione e apprezzamento del comportamento e dello stato fisiologico di chi ci troviamo di fronte.

Per confermare le loro supposizioni gli sperimentatori hanno compiuto due studi. Innanzitutto hanno utilizzato la risonanza magnetica, grazie alla quale hanno visto che durante lo sbadiglio si attiva la stessa area cerebrale utilizzata durante la valutazione delle persone.
Un secondo studio, ha coinvolto degli studenti universitari, che venivano fatti aspettare in una sala d’attesa con degli sperimentatori ‘in incognito’ che sbadigliavano a cadenza regolare. Nel frattempo veniva registrato quante volte i soggetti rispondevano allo stimolo.

Dai dati è emerso che coloro che rispondevano più volte allo stimolo erano gli studenti più in grado di entrare in sintonia con gli altri. Spiega Catriona Morrison “nello specifico, quelli di psicologia. Mentre quelli meno suscettibili sono gli studenti di ingegneria, troppo attenti ai numeri".


foto by sabinajosh

martedì 11 settembre 2007

GELOSIA E PERDONO. UNA QUESTIONE DI GENERE


La gelosia è un sentimento che coinvole uomini e donne. Tuttavia tra i due generi ci sono delle differenze: gli uomini non riescono ad accettare un’infedeltà sessuale, mentre le donne sentimentale.

La rivista “Evolutionary Psychology” si occupa ancora una volta di amore e intesa fisica. Dopo la ricerca di cui abbiamo recentemente parlato sul bacio, tratta il tema della gelosia, confrontando il comportamento di uomini e donne al riguardo.

La ricerca è stata condotta da ricercatori di due università, di Liverpool e Philadelphia, che hanno intervistato studenti frequentanti campus del Nord-Est degli USA.
Ne è emerso che gli uomini non riescono facilmente ad accettare un’infedeltà sessuale della propria compagna. I ricercatori spiegano questo risultato perché il tradimento sfugge dalla ‘strategia di controllo della compagna’ caratteristica degli uomini. Questa strategia non sarebbe che il retaggio del primitivo presidio del territorio.

Le donne, invece, tendenzialmente affermano di riuscire ad accettare un tradimento sessuale con una partner sconosciuta se si tratta di un evento sporadico,e che non implica coinvolgimento emotivo. Infatti le donne non riescono a perdonare un’infedeltà sentimentale, dove viene toccata la sfera dell’affettività.


foto by benessere

martedì 4 settembre 2007

LA CHIMICA DEL BACIO


Il bacio è uno strumento della selezione naturale, utile per individuare il partner ideale. E’ quanto sostenuto da Gallup, coordinatore della recente ricerca pubblicata sulla rivista ‘Evolutionary Psychology’.

Dire che basta un bacio per capire se ti piace una persona ora non è più solo un modo di dire. E’ una verità, provato da risultati scientifici.
Ricercatori della New York University di Albany (USA) hanno studiato cosa avviene durante il bacio, sondando i gusti di più di mille studenti.

Oltre ad un piacevole incontro, il bacio diviene mezzo per scambiarsi ‘informazioni nascoste’ e dunque vero e proprio strumento della selezione naturale. Il professor Gordon Gallup, coordinatore dello studio spiega: «È anche un delicato e complesso scambio di informazioni indispensabili nella scelta del partner - assicurano gli psicologi - Il contatto delle lingue e lo scambio di saliva fornisce elementi chiave a entrambi, seppur a livello inconscio: il respiro femminile è "spia" di maggiore o minore fertilità, la saliva maschile contiene tracce di testosterone e l'alito cattivo può essere il sintomo di una malattia».

Se con questa spiegazione il bacio perde parte della sua magia, o quantomeno il suo romanticismo, ne viene però sottolineata l’importanza. Il bacio diviene un messaggio mandato al compagno sulla propri fertilità. Continua Gallup «Nel rituale del corteggiamento, in sintesi, il bacio funziona come una sorta di "interruttore"» che fa scattare la scintilla o scoraggia.
Consiglamo di leggere anche un nostro vecchio post sul tema dell'amore 'Neurobiologia dell'amore'
foto by bleucerise del quadro 'Il bacio' di Hayez

OCCHIO ALL'EMAIL


Le innocue email nascondono un pericolo: si può sviluppare dipendenza da esse. Il 25% degli americani non riesce a farne a meno per più di due giorni. E’ quanto emerge dai dati di una sondaggio dell’AOL.

Nell’epoca multimediale e ipertecnologia, le nuove tecnologie entrano a far parte delle nostre abitudini, tanto da non riuscire più a farne a meno. Se è vero che una volta che ci si abitua alle comodità, sia difficile tornare indietro e ‘sopravvivere senza’, la stessa cosa avviene con la Rete.

Sempre più spesso si sente parlare dell’internet addiction, e anche Oltre Freud si è spesso occupato di questa tematica.
Dall’America però arriva un’altra allarmante ricerca, che ha evidenziato l’emergere di una nuova dipendenza, che possiamo tuttavia includere nella più ampia denominazione di internet addiction.

E’ l’e-mail addiction. Secondo un recente sondaggio dell’AOL il 25% degli americani non riesce a non controllare la casella virtuale per più di due giorni. Ma il dato forse più incredibile è che ben il 41% degli intervistati, rappresentanti della popolazione americana, pone il controllo della posta elettronica… come prima azione giornaliera!

John Ratey, psichiatra e professore ad Harvard, equipara l’email addiction alla dipendenza da sostanze. Infatti essa avrebbe gli stessi effetti sul cervello: il sistema dopaminergico viene attivato dal segnale che annuncia l’arrivo di email, e si riscontrerebbero delle vere crisi di astinenza per esempio nei periodi di vacanza.

La global connection ha dunque delle forti conseguenze sui nostri comportamenti e sulle nostre visioni del mondo. Ci sembra tuttavia allarmistico questa ricerca ostinata di comportamenti disfunzionali legati alla rete e anche il paragone con le dipendenze da sostanze.

Foto by yukaguri

BENTORNATI!


Dopo la lunga pausa estiva siamo di nuovo qui a raccontarvi le nuove soperte di psicologia!



Speriamo che le vacanze estive vi abbiano dato la carica per affrontare l'autunno ormai imminente.



Noi siamo ancora qui per farvi compagnia ed incuriosirvi e perchè no, divertirvi!



foto by Gianluca Neri