martedì 28 aprile 2009

MILGRAM E I REALITY

Il noto esperimento di Stanley Milgram è stato replicato per verificare come e quanto i reality show incidano sulle capacità dei concorenti e degli spettatori e li spingano a compiere azioni estreme rispetto a quanto non farebbero in condizioni normali
Dinamiche e risultati sono stati messi a punto dalla televisione francese che li esporrà in un documetario in onda quest'anno, curato da Christophe Nick con un elevato budget. Nn si tratta stavolta di obbedienza ad un'autorità ritenuta legittima, ma anche nel caso dei reality show si possono innescare pensieri e comportamenti dannosi nei confronti degli avversari.
L'esperimento si chiama “Zone Xtreme” e simula la partecipazione a un reality con domende e risposte.Per ogni errore è prevista una scossa elettrica che varia tra 220 e 480 volts. In realtà le scosse sono solo simulate e chi le riceve è un attore che finge di volta in volta la reazione he avrebbe l'organismo sottoposto a una "tortura" del genere.
I dati, per ora divulgati dal quotidiano Liberacion che ha assistito alle prime scene, parlano di un esigua parte di soggetti astenuti (il solo 20%), e di un'ampia daesione da parte di tutti gli altri.
Risltatai questi analoghi a quelli ottenuti da Milgram negli Anni 60 ma che hanno già fatto ampiamente discutere.
Che si tratti di compiacenza o obbedienza il cervello umano sembra, in alcuni casi come questi, spegnersi e permettere alla persona di compiere azioni eticamente scorretti.
Al di là della correttezza etica dell'esperimento, si tratta di un'iniziativa interessante perchè applica a contesti quotidiani e di comunicazione scoperte datate della Psicologia Sociale che tuttavia sono state spesso dimenticate o relegate a casi limite legati allo specifico esperimento condotto. In ogni caso i risultati, prima di venire presentati al grande pubblico, verranno vagliati da un team di esperti volti a individuare gli specifici meccanismi attivati in programmi competitivi in real vision.
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lunedì 6 aprile 2009

PSYCHO-FLASH: CHE SOLLIEVO!

Alleviare la sensazione di prurito è un'attività gestita da specifici neuroni che si trovano nella colonna vertebrale. Vediamo come agiscono.
Uno studio pubblicato su Nature Neuroscience riporta la recente scoperta di un team di studiosi
americani dell'Università di Minneapolis in Minnesota.
La ricerca condotta da Glenn Giesler ha osservato entro un campione di uomini e di primati quali erano le zone che venivano attivate dal prurito e dal conseguente grattarsi.
I neuroni spinotalamici si iperattivano quando la pelle viene a contatto con sostanze puriginose e irritanti e si spengono soltanto quando l'area interessata viene grattata.
Ecco perchè in alcuni casi è praticamante impossibile non grattarsi per spegnere il fastidio, e analogamente perchè spesso l'atto del grattarsi delicatamente provoca piacere. Il "grattino" per fortuna non ha effetti collaterali: lo sfregamento ripetuto della cute non inibisce infatti l'attoività di questi neuroni che rimangono comunque reattivi nel caso di stimoli urticanti o pruriginosi.
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mercoledì 1 aprile 2009

LA SINDROME DI DIOGENE

Un recente studio spagnolo pubblicato sul quotidiano El Pais ha coniato la definizione Sindrome di Diogene per definire la tendenza ad accumulare un numero esagerato di e-mail all'interno della propria casella di posta. Pensate che tutto questo accumulo sia un'innocente dimenticanza? Vale la pena saperne di più.
Diogene è da tutti ricordato come il cinico alla ricerca dell'uomo con una lampada in mano; ma cosa accadrebbe se costui non solo non venisse a capo della sua ricerca, ma si trovasse a fronteggiare una montagna di informazioni ammassate senza ragione? Se la mail che cercate disperatamente si cela in un mare di comunicazioni inestricabile, è arrivato il momento di fare luce.
Enrique Dans dell'Istituto Impresa ha classificato cinque tipologie di soggetti in base alla loro modalità di gestione della posta elettronica: il classificatore, il selettivo, il sentimentale, l'irresponsabile e il "diogene". Troviamo così chi divide la corrispondenza in cluster precisi o chi salva soltanto specifici cue per la memoria, chi usa un metro "razionale" e chi invece uno emotivo, legato ai propri ricordi, fino a chi elimina ogni informazione pochi secondi dopo la ricezione.
La tipologia diogene nasce invece grazie alle nuove possibilità tecnologiche che consentono all'utente di avere un maggiore spazio di archiviazione, pur a fronte di invii onerosi in termini di mega. Cosa si cela di fronte a questo bisogno del bibliotecario?
L'aspetto preoccupante è legato alla dimensione del controllo. molto spesso i messaggi ritenuti sono privi di informazioni significative per l'utente, che perde gradualmente la capacità attiva di fare selezione. Non solo, l'accessibilità dello spazio virtuale personale è accresciuta da device che ne permettono la consultazione in tempo reale e facile (si vedano palmari e cellulari di nuova generazione).
La situazione è spesso aggravata dal possesso di più di un account, nati magari per soddisfare esigenze differenti di archiviazione (lavorativa, personale, di informazione) ma sempre più soggette all'ibridazione data la crescente logica di commistione delle comunicazioni web.
José Miguel Bolivar suggerisce allora sette semplici regole: guradare da subito la comunicazione attentamente e classificarla entro le cartelle "da fare", "devo", "mi devono" e "da leggere". Le mail che non rientranmo in queste vanno eliminate subito.
Senza entrare nella logica della procedura, che ciascuno di noi è in grado di coniare per se con un minimo di buon senso, sembra forse eccessivo parlare di sindrome vera e propria. Tuttavia vanno valutati attentamente tutti i segnali di dipndenza e di eccesso legati alla gestione delle infoemìrmazioni (in fondo noi siamo ciò che diciamo e pensiamo) e considerarli come l'anticamera di un'addiction asfissinte e controproducente sia alla persona che al ruolo, di qualunque livello esso sia.
Non a caso viviamo in un contesto dove ormai sempre più di frequente le reti aziendali impediscono di default l'accesso a social network e siti di connettività.
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PSYCHO-FLASH: MAL DI UFFICIO

La salute degli impiegati a rischio. Non è più lo stress la causa principale dei disturbi, ma bastano le sole pratiche lavorative a causare disagio ai dipendenti.
I problemi derivano infatti dall'uso assiduo del video terminale, con una frequenza di 5 ore e 10 minuti medi, cui si sommano i tempi passati al cellulare.
Le conseguenze? Nell'ordine:
- problemi visivi nel 55% dei casi;
- dolori muscolari, soprattutto alla colonna vertebrale (21%);
- crampi alle mani (9%);
- emicrania e cefalea (5%);
- problemi uditivi (1% circa).
Fonte Ansa
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