Il 21 aprile si è svolto a Milano il convegno “La sclerosi laterale amiotrofica: lo stato dell’arte”. L’incontro, curato dall’AISLA (Associazione Italiana SLA), ha visto la partecipazione dei più importanti esperti del settore ed insieme le testimonianze di pazienti e familiari degli stessi. Si tratta ad oggi di una malatia diffusa per la quale però non esistono cure efficaci. L’ultimo numero di Nature Neuroscience inoltre ha pubblicato uno studio italiano proprio sui meccanismi della sindrome.
La SLA è una malattia degenerativa che colpisce in Italia tre persone al giorno. La prognosi, gravissima, prevede la morte dell’80% dei pazienti nei cinque anni successivi all’insorgenza, ed è spesso diagnosticata in stadio giàavanzato. Si manifesta con la perdita delle funzionalità motorie, dovute alla morte delle cellule neuronali preposte collocate nel cervello e nel midollo spinale.
Il convegno ha trattato principalmente delle ultime novità della ricerca e dei trial sperimentali in corso, inoltre si sono svolte sezioni tematiche relative alle difficoltà respiratorie ed infine anche una sezione riguardante la possibilità e l’utilità fornita da supporti tecnologici.
Francesco P. Di Giorgio è il primo italiano a comparire su Nature Neuroscience, grazie ad una ricerca condotta presso l’Università di Harvard, in collaborazione con il dottor Kevin Eggan sui neuroni responsabili della SLA.
I motoneuroni sono stati studiati tramite un esperimento in vitro su cellule staminali di topi infettate con SLA. Si è così potuto osservare il meccanismo degenerativo dal suo inizio, fatto difficile da osservarsi nell’uomo data la tarda conclamazione della malattia. Inoltre si è scoperto che tali neuroni muoiono non per difetto proprio, bensì in quanto attaccati dagli astrociti, cellule che normalmente fungono invece da supporto per i motoneuroni.
La ricerca si sta orientando ora verso la ricerca di farmaci che permettano la sopravvivenza dei neuroni, anche se per ora viene svolta in vitro e su cavie. Ma i professori auspicano a breve una possibile somministrazione all’uomo in modo da poter sospendere gli effetti della malattia in vista di una comprensione maggiormente globale.
fonte: Nature Neuroscience
La SLA è una malattia degenerativa che colpisce in Italia tre persone al giorno. La prognosi, gravissima, prevede la morte dell’80% dei pazienti nei cinque anni successivi all’insorgenza, ed è spesso diagnosticata in stadio giàavanzato. Si manifesta con la perdita delle funzionalità motorie, dovute alla morte delle cellule neuronali preposte collocate nel cervello e nel midollo spinale.
Il convegno ha trattato principalmente delle ultime novità della ricerca e dei trial sperimentali in corso, inoltre si sono svolte sezioni tematiche relative alle difficoltà respiratorie ed infine anche una sezione riguardante la possibilità e l’utilità fornita da supporti tecnologici.
Francesco P. Di Giorgio è il primo italiano a comparire su Nature Neuroscience, grazie ad una ricerca condotta presso l’Università di Harvard, in collaborazione con il dottor Kevin Eggan sui neuroni responsabili della SLA.
I motoneuroni sono stati studiati tramite un esperimento in vitro su cellule staminali di topi infettate con SLA. Si è così potuto osservare il meccanismo degenerativo dal suo inizio, fatto difficile da osservarsi nell’uomo data la tarda conclamazione della malattia. Inoltre si è scoperto che tali neuroni muoiono non per difetto proprio, bensì in quanto attaccati dagli astrociti, cellule che normalmente fungono invece da supporto per i motoneuroni.
La ricerca si sta orientando ora verso la ricerca di farmaci che permettano la sopravvivenza dei neuroni, anche se per ora viene svolta in vitro e su cavie. Ma i professori auspicano a breve una possibile somministrazione all’uomo in modo da poter sospendere gli effetti della malattia in vista di una comprensione maggiormente globale.
fonte: Nature Neuroscience
foto by POOR IMPULSE CONTROL
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