
La SLA è una malattia degenerativa che colpisce in Italia tre persone al giorno. La prognosi, gravissima, prevede la morte dell’80% dei pazienti nei cinque anni successivi all’insorgenza, ed è spesso diagnosticata in stadio giàavanzato. Si manifesta con la perdita delle funzionalità motorie, dovute alla morte delle cellule neuronali preposte collocate nel cervello e nel midollo spinale.
Il convegno ha trattato principalmente delle ultime novità della ricerca e dei trial sperimentali in corso, inoltre si sono svolte sezioni tematiche relative alle difficoltà respiratorie ed infine anche una sezione riguardante la possibilità e l’utilità fornita da supporti tecnologici.
Francesco P. Di Giorgio è il primo italiano a comparire su Nature Neuroscience, grazie ad una ricerca condotta presso l’Università di Harvard, in collaborazione con il dottor Kevin Eggan sui neuroni responsabili della SLA.
I motoneuroni sono stati studiati tramite un esperimento in vitro su cellule staminali di topi infettate con SLA. Si è così potuto osservare il meccanismo degenerativo dal suo inizio, fatto difficile da osservarsi nell’uomo data la tarda conclamazione della malattia. Inoltre si è scoperto che tali neuroni muoiono non per difetto proprio, bensì in quanto attaccati dagli astrociti, cellule che normalmente fungono invece da supporto per i motoneuroni.
La ricerca si sta orientando ora verso la ricerca di farmaci che permettano la sopravvivenza dei neuroni, anche se per ora viene svolta in vitro e su cavie. Ma i professori auspicano a breve una possibile somministrazione all’uomo in modo da poter sospendere gli effetti della malattia in vista di una comprensione maggiormente globale.
fonte: Nature Neuroscience
foto by POOR IMPULSE CONTROL
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