L’equipè del Centro per le Scienze Neurologiche di new York, guidata da Joseph LeDoux, sta studiando la possibilità di cancellare i ricordi sgradevoli dalla memoria grazie all’impiego di un farmaco. Per ora la ricerca è in fase di sperimentazione, ma già tra breve sarà possibile effettuare i primi test sull’uomo. Etica permettendo.
L’impianto metodologico della ricerca prevede due differenti fasi: nella prima si attua un condizionamento su dei topi, inducendoli a temere due suoni cui vengono associate scosse elettriche. Gli stessi suoni, in seguito ad apprendimento, finiscono per provocare timore di per sé, anche in assenza di stimolazione elettrica.
Nella seconda fase i topi vengono divisi in due gruppi: a quello sperimentale viene somministrato il farmaco, mentre quello di controllo non riceve trattamento alcuno. Riesposti ai due stimoli paurosi i due gruppi si comportano in modo significativamente diverso: i topi sotto trattamento farmacologico non “ricordano” più la paura passata e non temono i suoni uditi.
Il farmaco somministrato è l'U0126, già noto per provocare amnesia. Nello specifico la sostanza andrebbe ad interferire sul trasferimento dei dati dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine, impedendo il consolidarsi del ricordo.
Tale terapia farmacologia sarebbe adatta ai casi in cui un ricordo doloroso condizioni talmente tanto la vita di una persona tanto da impedirle di viverle normalmente, come in chi abbia subito abusi o sia stato vittima di incidenti traumatici o terrorismo. Rispetto alla psicoterapia ha dalla sua i vantaggi della semplicità, brevità, efficacia (anche se ancora da dimostrarsi).
Tuttavia le barriere sono molte. A partire dai rischi sulla salute, a quelli sull’equilibrio psico-fisico. Noi siamo la nostra storia ed esistiamo in quanto unici detentori e amministratori del nostro patrimonio personale. Se perdiamo le redini di noi stesi rischiamo di perdere la nostra identità. Non solo, cosa ci assicura che il ricordo venga effettivamente cancellato e non rimosso per agire in modo ancora più forte e difficile da curare, rispetto a prima?
Cosa assicura che il farmaco sia in grado di cancellare selettivamente solo le esperienze negative e non intacchi invece i nostri ricordi piacevoli, o peggio ancora la nostra capacità di memorizzazione tutta?
Las aura è un meccanismo di sopravvivenza innato e conservato nell’evoluzione della specie, farne a meno proprio ora è il passo giusto?
Non voglio inoltrarmi a parlare di etica, il cui discorso sarebbe infinito, ma credo che bastino le preoccupazioni più”materiali” esposte innanzi a spingerci a fare molta attenzione. Con la memoria, non si scherza.
L’impianto metodologico della ricerca prevede due differenti fasi: nella prima si attua un condizionamento su dei topi, inducendoli a temere due suoni cui vengono associate scosse elettriche. Gli stessi suoni, in seguito ad apprendimento, finiscono per provocare timore di per sé, anche in assenza di stimolazione elettrica.
Nella seconda fase i topi vengono divisi in due gruppi: a quello sperimentale viene somministrato il farmaco, mentre quello di controllo non riceve trattamento alcuno. Riesposti ai due stimoli paurosi i due gruppi si comportano in modo significativamente diverso: i topi sotto trattamento farmacologico non “ricordano” più la paura passata e non temono i suoni uditi.
Il farmaco somministrato è l'U0126, già noto per provocare amnesia. Nello specifico la sostanza andrebbe ad interferire sul trasferimento dei dati dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine, impedendo il consolidarsi del ricordo.
Tale terapia farmacologia sarebbe adatta ai casi in cui un ricordo doloroso condizioni talmente tanto la vita di una persona tanto da impedirle di viverle normalmente, come in chi abbia subito abusi o sia stato vittima di incidenti traumatici o terrorismo. Rispetto alla psicoterapia ha dalla sua i vantaggi della semplicità, brevità, efficacia (anche se ancora da dimostrarsi).
Tuttavia le barriere sono molte. A partire dai rischi sulla salute, a quelli sull’equilibrio psico-fisico. Noi siamo la nostra storia ed esistiamo in quanto unici detentori e amministratori del nostro patrimonio personale. Se perdiamo le redini di noi stesi rischiamo di perdere la nostra identità. Non solo, cosa ci assicura che il ricordo venga effettivamente cancellato e non rimosso per agire in modo ancora più forte e difficile da curare, rispetto a prima?
Cosa assicura che il farmaco sia in grado di cancellare selettivamente solo le esperienze negative e non intacchi invece i nostri ricordi piacevoli, o peggio ancora la nostra capacità di memorizzazione tutta?
Las aura è un meccanismo di sopravvivenza innato e conservato nell’evoluzione della specie, farne a meno proprio ora è il passo giusto?
Non voglio inoltrarmi a parlare di etica, il cui discorso sarebbe infinito, ma credo che bastino le preoccupazioni più”materiali” esposte innanzi a spingerci a fare molta attenzione. Con la memoria, non si scherza.
Per saperne di più, consulta anche altri studi sulla memoria.
Vedi la modificazione dei ricordi a causa della realtà virtuale.
foto by AnTOn10
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