Due giorni fa presso il SERMIG di Torino è iniziato il corso di rieducazione per i quattro ragazzi cha meno di un mese fa hanno maltrattato un loro compagno di classe down. I quattro compagni non si erano fermati non solo avevano filmato i soprusi, ma avevano anche messo il video sul web. Questo è stato forse il caso più eclatante degli ultimi periodi che hanno riportato l’attenzione dei media sul fenomeno del bullismo.
Il SERMIG è un’associazione cattolica sorta presso l’ex Arsenale di Torino che ora è diventato una vera e propria “fabbrica” della pace. Il centro accoglie i senzatetto e predispone spedizioni di beni per i paesi del terzo mondo. I ragazzi dovranno seguire per un anno un programma predisposto dallo stesso SERMIG e dalla scuola che frequentavano (da cui sono stati sospesi per una anno). Ogni giorno dalle 9 del mattino alle 17 dovranno riassettare, pulire il centro, preparare i pacchi per le spedizioni e distribuire i pacchi per i senzatetto. La speranza è infondere nei ragazzi maggiore rispetto per gli altri mettendoli a contatto con una realtà difficile.
Il fenomeno del bullismo è da anni in crescita. Non dobbiamo pensare al bullo esclusivamente come il bambino prepotente dei film americani. Esistono diversi tipi di bullo, diversi tipi di vittime e soprattutto quasi tutti i membri della classe vengono coinvolti nel gioco prevaricatorio. Infatti, oltre al bullo molti altri componenti della classe contribuiscono al mantenimento della relazione prevaricatrice, ridendo di fronte al comportamento del prepotente o anche semplicemente non facendo nulla. Inoltre non solo i maschi possono essere dei bulli, ma lo sono sempre più spesso anche le bambine, che però mettono in atto un bullismo “indiretto”, fatto di maldicenze, pettegolezzi o l’esclusione sociale.
Il bullismo rimane però un fenomeno sostanzialmente sconosciuto agli adulti. Ma che necessita di progetti di prevenzione e intervento. Data la natura multidimensionale del fenomeno, l’intervento dovrà essere predisposto a più livelli, sia sul gruppo sia sull’individuo. I progetti potrebbero così infondere maggiore competenze ematiche, tali da evitare episodi spiacevoli come quello sopraccitato.
foto by katsura
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