Una recente ricerca condotta nell’università di Toronto conferma le ipotesi di Freud sull’isteria. Utilizzando la moderna tecnica della risonanza magnetica funzionale è stato esaminato cosa avviene a livello cerebrale in casi di donne isteriche.
Il padre della psicoanalisi aveva definito l’isteria come la trasformazione di un sintomo psichico inconscio in un sintomo fisico. Oggi si preferisce chiamare la patologia "disturbo da conversione" termine più politically correct di isteria. Tuttavia della stessa patologia si tratta. La ricerca, pubblicata anche sull’importante rivista scientifica Neurology, correla il sintomo fisico ad una problematica di tipo emozionale.
Lo studio è stato realizzato attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica, che permette di visualizzare l’attivazione di aree cerebrali in determinate situazioni. Sono state coinvolte tre donne con problemi di sensibilità ad un arto, senza che ne fosse stata rintracciata la causa fisica, e a cui era stato diagnosticato un disturbo da conversione.
Alle donne veniva stimolato l’arto “addormentato”, mentre erano sottoposte alla risonanza magnetica funzionale per indagare che cosa accadeva nel cervello. In pazienti sani, se toccato un braccio o una gamba, si attiva una precisa area di sensibilità, opposta a quella dell’arto stimolato (l’emisfero destro per l’arto sinistro e viceversa). Nelle pazienti “isteriche” invece di fronte alla stimolazione, è stata rilevata l’attivazione di un’area emozionale.
In un’ulteriore prova sono stati stimolati entrambi gli arti contemporaneamente, sia quello sano che quello “isterico”. Anche in questo caso, oltre alle aree sensoriali, si attivavano in concomitanza aree emozionali.
Antony Fenstein, uno dei ricercatori della ricerca, fa notare come questa chiarisca perchè un trauma o uno stress possono essere all'origine di sintomi fisici. «Questi risultati indicano chiaramente che è l'attivazione di precise zone del cervello che governa i sintomi dell'isteria», spiega Fenstein. Quello che succede è probabilmente è che traumi o stress inducano attivazioni di zone encefaliche che «hanno la meglio» sulle normali funzioni cerebrali.
La ricerca potrebbe avere un seguito. I ricercatori vorrebbero infatti provare ad indagare quali zone cerebrali si attivano se la paziente non è attenta durante la stimolazione. La finalità è quella di provare a “distrarre” la paziente per “distrarre” il cervello.
La ricerca, nonostante i suio limiti metodologici dovuti all’esiguità del campione, permette ancora una volta di testare (e apprezzare) la versatilità delle più moderne tecniche di diagnosi, in una sorta di incontro tra passato e futuro, in cui ancora una volta emerge l’incredibile genialità di Freud.
Il padre della psicoanalisi aveva definito l’isteria come la trasformazione di un sintomo psichico inconscio in un sintomo fisico. Oggi si preferisce chiamare la patologia "disturbo da conversione" termine più politically correct di isteria. Tuttavia della stessa patologia si tratta. La ricerca, pubblicata anche sull’importante rivista scientifica Neurology, correla il sintomo fisico ad una problematica di tipo emozionale.
Lo studio è stato realizzato attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica, che permette di visualizzare l’attivazione di aree cerebrali in determinate situazioni. Sono state coinvolte tre donne con problemi di sensibilità ad un arto, senza che ne fosse stata rintracciata la causa fisica, e a cui era stato diagnosticato un disturbo da conversione.
Alle donne veniva stimolato l’arto “addormentato”, mentre erano sottoposte alla risonanza magnetica funzionale per indagare che cosa accadeva nel cervello. In pazienti sani, se toccato un braccio o una gamba, si attiva una precisa area di sensibilità, opposta a quella dell’arto stimolato (l’emisfero destro per l’arto sinistro e viceversa). Nelle pazienti “isteriche” invece di fronte alla stimolazione, è stata rilevata l’attivazione di un’area emozionale.
In un’ulteriore prova sono stati stimolati entrambi gli arti contemporaneamente, sia quello sano che quello “isterico”. Anche in questo caso, oltre alle aree sensoriali, si attivavano in concomitanza aree emozionali.
Antony Fenstein, uno dei ricercatori della ricerca, fa notare come questa chiarisca perchè un trauma o uno stress possono essere all'origine di sintomi fisici. «Questi risultati indicano chiaramente che è l'attivazione di precise zone del cervello che governa i sintomi dell'isteria», spiega Fenstein. Quello che succede è probabilmente è che traumi o stress inducano attivazioni di zone encefaliche che «hanno la meglio» sulle normali funzioni cerebrali.
La ricerca potrebbe avere un seguito. I ricercatori vorrebbero infatti provare ad indagare quali zone cerebrali si attivano se la paziente non è attenta durante la stimolazione. La finalità è quella di provare a “distrarre” la paziente per “distrarre” il cervello.
La ricerca, nonostante i suio limiti metodologici dovuti all’esiguità del campione, permette ancora una volta di testare (e apprezzare) la versatilità delle più moderne tecniche di diagnosi, in una sorta di incontro tra passato e futuro, in cui ancora una volta emerge l’incredibile genialità di Freud.
foto by dmmaus
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