
Per introdursi all’idea del marketing emozionale vale la pena leggere il libro “La Decision” (trad. it. La scienza della decisone) di Alain Berthoz, pubblicato nel 2003. L’autore analizza i meccanismi di scelta evidenziando come questi siano guidati dall’emozione e dall’istinto, piuttosto che venire progettati secondo una logica di razionalità pura.
Recentissimo è “Neuro-marketing. Il nervo della vendita” di Patrick Renvoisé e Christophe Morin che conferma la scelta d’acquisto in base alla spinta emozionale, ed evidenzia anche la base neurologica dei meccanismi. La componente razionale invece non è più scissa da quella emotiva, come in un aut-aut, ma vi si affianca a posteriori, per far fronte a una sorta di dissonanza cognitiva che il cervello rileva. La scelta di getto è così “mascherata” da un ragionamento, come se fosse stata pensata e non semplicemente agita. (Alcuni potrebbero obiettare circa la presenza di un’intelligenza emotiva, ma ci si riferisce qui all’intelligenza per così dire kantiana, alla “ragion pura”).
Curiosa è la suddivisione, anatomica e funzionale, che gli autori danno del cervello: un tutto composto da tre parti, diverse per evoluzione: il “nuovo cervello” che valuta la decisione razionalmente, il “middle brain” che regola invece la scelta emotiva e sensoriale, e infine l’“old brain” che riceve le informazioni degli altri due, le integra e opera la scelta.
Se la linea di demarcazione è temporale non si capisce come la parte più antica evolutivamente governi funzioni successive, tuttavia nulla toglie che abbia assunto tale esercizio successivamente, estendendo i suoi compiti originari.
Il libro prevede una parte “pratica” dove vengono suggeriti strategie adatte a stimolare l’old brain, ma in generale tutti i sistemi. L’attivazione dev’essere nell’ordine della multisensorialità, data la differenza di attivazione percettiva nelle persone: soggetti visivi, uditivi…
Invece le categorie di stimoli elicitanti che gli autori individuano sono sei e non sono molto diverse da quelle che la psicologia cognitiva solitamente enumera come fattori per valutare l’attenzione (e l’attrazione) nei confronti di uno stimolo. Questi sono:
sopravvivenza: stimolazioni sia nel senso delle capacità vitali di base (alimentazione, riproduzione…), sia nel senso di benessere;
contrapposizione, novità;
familiarità;
parti estreme: inizio e fine di azioni, discorsi…in quanto più memorizzati;
emotività.
Al di là delle possibili riserve che emergono, è necessario tenere presente che si tratta di un campo nuovo, in fase di definizione. Maggiori saranno le ricerche, maggiormente si sarà in grado di avere una visione ragionata e di poter decidere cosa di queste indagini abbia valore reale e cosa sia invece contingente.
foto by Iguana Jo
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