Negli open space le persone sono a stretto contatto tra loro. Rumori, chiacchiericcio di sottofondo, fax e fotocopiatrici sono continue fonti di distrazioni. Senza contare l’assenza di privacy dovuta alla mancanza di muri separatori. Un recente studio del Politecnico di Bari ha rilevato i fattori di maggiore disturbo per i lavoratori.
Avete presente gli open space? Quegli uffici ampi, luminosi e modernissimi. Non più ognuno segregato nel suo piccolo ufficio, ma tutti insieme in un unico grande spazio. Questa è la tendenza attualmente più seguita dalla grandi imprese. Una grande rivoluzione architettonica e di design, che facilita le relazioni sociali tra lavoratori. Ma gli effetti di questa tipologia di struttura non solo positivi. Infatti, la gran parte di coloro che lavorano negli open space lamentano la mancanza di privacy. Essere gomito a gomito con i propri colleghi, non consente di avere degli spazi personali, tutto ciò che si compie è pubblico e spiato.
La mancanza di privacy non è il solo effetto negativo. Recenti studi della psicologia ambientale, sottolineano come gli open space siano fonte di numerose distrazioni che certamente non facilitano la concentrazione. Continui trilli del telefono, colleghi in pausa che chiacchierano o che si avvicinano, nonché il rumore di fax e stampanti, caratterizzano questi luoghi di lavoro. In base ad un recente studio realizzato dal dipartimento di Fisica tecnica del Politecnico di Bari, che ha preso in esame 85 luoghi di lavoro, i lavoratori più coinvolti sono coloro che svolgono attività amministrative. Altre fascie colpite sono i lavoratori che si occupano di programmazione informatica e attività di ricerca.
Le fonti di distrazione sono molteplici. Colloqui e discussioni tra colleghi risultano essere gli elementi più distraenti (31%), ma anche le telefonate (27%). “Ci sono anche tutta una serie di rumori che rientrano nei nostri ambienti di ufficio che danno fastidio e producono effetti di stress e riducono l’efficienza del lavoro” dice Ettore Cirillo, docente del Politecnico di Bari e autore della ricerca. “Per difendersi dalle parole pronunciate spesso ad alta voce – prosegue Cirillo – molti arrivano ad alzare i rumori di fondo. Musica o qualsiasi altro si tratti”.
Per diminuire gli effetti delle distrazioni indotte dagli open space è però sufficiente che la scrivania sia posizionata vicino ad una finestra o un separatore di circa un metro e quaranta centimetri. Infatti secondo "The effects of window proximity, partition height, and gender on perceptions of open-plan offices”, studio che verrà trabreve publlicato sulla rivista Journal of Environmental Psychology, chi lavora vicino ad una finestra risente meno dell’effetto negative degli open space. Quest’ultimo studio, conferma chi lavora in un open space lamenta una scarsa privacy acustica e visuale ed è sottoposto ad un elevato numero di distrazione, ha ricercato gli efetti che possono alleviarne gli effetti negativi. L’associazione tra la presenza di una finestra vicina e un separatore risulta essere migliore per la salvaguardia della privacy, nonché della concentrazione.
Queste ricerche mettono in luce come sia facile sottovalutare i molteplici fattori di stress presenti in luoghi di lavoro. Infatti, oltre al fatto che gli open space diminuiscono la concentrazione e privacy, il fatto che mi sembra più rilevante è che di fatto immergono il lavoratore in un luogo altamente stressante.
Avete presente gli open space? Quegli uffici ampi, luminosi e modernissimi. Non più ognuno segregato nel suo piccolo ufficio, ma tutti insieme in un unico grande spazio. Questa è la tendenza attualmente più seguita dalla grandi imprese. Una grande rivoluzione architettonica e di design, che facilita le relazioni sociali tra lavoratori. Ma gli effetti di questa tipologia di struttura non solo positivi. Infatti, la gran parte di coloro che lavorano negli open space lamentano la mancanza di privacy. Essere gomito a gomito con i propri colleghi, non consente di avere degli spazi personali, tutto ciò che si compie è pubblico e spiato.
La mancanza di privacy non è il solo effetto negativo. Recenti studi della psicologia ambientale, sottolineano come gli open space siano fonte di numerose distrazioni che certamente non facilitano la concentrazione. Continui trilli del telefono, colleghi in pausa che chiacchierano o che si avvicinano, nonché il rumore di fax e stampanti, caratterizzano questi luoghi di lavoro. In base ad un recente studio realizzato dal dipartimento di Fisica tecnica del Politecnico di Bari, che ha preso in esame 85 luoghi di lavoro, i lavoratori più coinvolti sono coloro che svolgono attività amministrative. Altre fascie colpite sono i lavoratori che si occupano di programmazione informatica e attività di ricerca.
Le fonti di distrazione sono molteplici. Colloqui e discussioni tra colleghi risultano essere gli elementi più distraenti (31%), ma anche le telefonate (27%). “Ci sono anche tutta una serie di rumori che rientrano nei nostri ambienti di ufficio che danno fastidio e producono effetti di stress e riducono l’efficienza del lavoro” dice Ettore Cirillo, docente del Politecnico di Bari e autore della ricerca. “Per difendersi dalle parole pronunciate spesso ad alta voce – prosegue Cirillo – molti arrivano ad alzare i rumori di fondo. Musica o qualsiasi altro si tratti”.
Per diminuire gli effetti delle distrazioni indotte dagli open space è però sufficiente che la scrivania sia posizionata vicino ad una finestra o un separatore di circa un metro e quaranta centimetri. Infatti secondo "The effects of window proximity, partition height, and gender on perceptions of open-plan offices”, studio che verrà trabreve publlicato sulla rivista Journal of Environmental Psychology, chi lavora vicino ad una finestra risente meno dell’effetto negative degli open space. Quest’ultimo studio, conferma chi lavora in un open space lamenta una scarsa privacy acustica e visuale ed è sottoposto ad un elevato numero di distrazione, ha ricercato gli efetti che possono alleviarne gli effetti negativi. L’associazione tra la presenza di una finestra vicina e un separatore risulta essere migliore per la salvaguardia della privacy, nonché della concentrazione.
Queste ricerche mettono in luce come sia facile sottovalutare i molteplici fattori di stress presenti in luoghi di lavoro. Infatti, oltre al fatto che gli open space diminuiscono la concentrazione e privacy, il fatto che mi sembra più rilevante è che di fatto immergono il lavoratore in un luogo altamente stressante.
foto by steve green
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