Ansia e stress sono problemi che colpiscono un numero sempre crescente di bambini. Le innumerevoli attività a cui partecipano e gli eventi del mondo veicolati dai media li spaventano e li traumatizzano.
I bambini di oggi vivono un’infanzia che non è più infanzia, sono adulti in un corpo di bambino. Gli innumerevoli stimoli a cui sono sottoposti li aiutano a sviluppare competenze e ad acquisire conoscenze a volte troppo presto. Inoltre fin da piccoli vengono caricati di responsabilità e vivono le attività non come svago ma come impegno stressante.
In Inghilterra un’indagine ha messo in evidenza queste tendenze e sta monitorando la situazione. La ricerca è condotta da Robin Alexander, pedagogista presso le Università di Cambridge e Warwick, di cui i primi dati raccolti sono stati pubblicati sull'Indipendent e sul Guardian. La ricerca ha coinvolto 750 soggetti, tra parenti, insegnanti e studenti, intervistati sulle abitudini e stili di vita dei bambini tra i7 e gli 11 anni.
Dalle interviste raccolte è emerso che i bambini del 2000 mostrano in numero significativo comportamenti antisociali, materialismo, “culto della celebrità”, ansia da prestazione e paura incontrollata per il mondo esterno. I bambini risultano stressati e ansiosi nel confronto del mondo.
I bambini sono sottoposti ad un bombardamento di informazioni trasmesse dai media, ma troppo spesso ascoltano queste informazioni in totale solitudine senza la mediazione protettrice dei genitori. I media trasmettono quotidianamente notizie di violenza e di catastrofi, cosicché i bambini si preoccupano di temi come il terrorismo o il surriscaldamento del globo.
Inoltre le loro vite sono piene di impegni: corsi di inglese, nuoto, danza. I motivi che spingono i genitori a iscriverli al maggior numero di corsi, a fargli sperimentare il maggior numero di esperienze possibili, non è più dovuto alla “teoria dell’attività”, secondo cui più il bambino è impegnato minore è la possibilità che ‘faccia conoscenze sbagliate’. Tutti questi impegni sono dovuti al desiderio dei genitori di avere un ‘piccolo genio in famiglia’, aspettative che caricano di responsabilità bambini nell’età che dovrebbe essere della spensieratezza.
Il riconoscimento delle potenzialità del bambino senza dubbio hanno il pregio di aiutarlo nello sviluppo, ma i bambini rimangono comunque bambini e non hanno ancora tutte le competenze e gli strumenti per comprendere tutti i dati a disposizione. Dobbiamo però ricordare che la ricerca di cui abbiamo riportato i risultati è stata condotta in Inghilterra, mentre nel nostro paese la situazione è un po’ diversa. Secondo il rapporto dell’Unicef ‘Quadro comparativo sul benessere dei bambini nei paesi ricchi’, i bambini italiani riferiscono di stare bene con i propri genitori, e in generale meglio rispetto ad altri paesi industrializzati.
I bambini di oggi vivono un’infanzia che non è più infanzia, sono adulti in un corpo di bambino. Gli innumerevoli stimoli a cui sono sottoposti li aiutano a sviluppare competenze e ad acquisire conoscenze a volte troppo presto. Inoltre fin da piccoli vengono caricati di responsabilità e vivono le attività non come svago ma come impegno stressante.
In Inghilterra un’indagine ha messo in evidenza queste tendenze e sta monitorando la situazione. La ricerca è condotta da Robin Alexander, pedagogista presso le Università di Cambridge e Warwick, di cui i primi dati raccolti sono stati pubblicati sull'Indipendent e sul Guardian. La ricerca ha coinvolto 750 soggetti, tra parenti, insegnanti e studenti, intervistati sulle abitudini e stili di vita dei bambini tra i7 e gli 11 anni.
Dalle interviste raccolte è emerso che i bambini del 2000 mostrano in numero significativo comportamenti antisociali, materialismo, “culto della celebrità”, ansia da prestazione e paura incontrollata per il mondo esterno. I bambini risultano stressati e ansiosi nel confronto del mondo.
I bambini sono sottoposti ad un bombardamento di informazioni trasmesse dai media, ma troppo spesso ascoltano queste informazioni in totale solitudine senza la mediazione protettrice dei genitori. I media trasmettono quotidianamente notizie di violenza e di catastrofi, cosicché i bambini si preoccupano di temi come il terrorismo o il surriscaldamento del globo.
Inoltre le loro vite sono piene di impegni: corsi di inglese, nuoto, danza. I motivi che spingono i genitori a iscriverli al maggior numero di corsi, a fargli sperimentare il maggior numero di esperienze possibili, non è più dovuto alla “teoria dell’attività”, secondo cui più il bambino è impegnato minore è la possibilità che ‘faccia conoscenze sbagliate’. Tutti questi impegni sono dovuti al desiderio dei genitori di avere un ‘piccolo genio in famiglia’, aspettative che caricano di responsabilità bambini nell’età che dovrebbe essere della spensieratezza.
Il riconoscimento delle potenzialità del bambino senza dubbio hanno il pregio di aiutarlo nello sviluppo, ma i bambini rimangono comunque bambini e non hanno ancora tutte le competenze e gli strumenti per comprendere tutti i dati a disposizione. Dobbiamo però ricordare che la ricerca di cui abbiamo riportato i risultati è stata condotta in Inghilterra, mentre nel nostro paese la situazione è un po’ diversa. Secondo il rapporto dell’Unicef ‘Quadro comparativo sul benessere dei bambini nei paesi ricchi’, i bambini italiani riferiscono di stare bene con i propri genitori, e in generale meglio rispetto ad altri paesi industrializzati.
foto by bescia
Nessun commento:
Posta un commento