Innanzitutto bisogna fugare ogni allarmismo prematuro, per ora si tratta soltanto di un progetto che non prevede applicazioni pratiche ma che può aprire interessanti spazi di rifelessione. Non è sullo specifico sistema che ci si vuole interrogare ma sulle linee di sviluppo che sta attualmente prendendo il mondo dell’advertising, tra cartelloni interattivi e annunci a tema.
Il problema, dal punto di vista psicologico, che è quello che interessa, riguarda due punti:
- la veridicità o meno delle informazioni raccolte;
- gli strumenti di raccolta e codifica dei dati, con le rispettive competenze professionali coinvolte.
Partiamo dal primo punto. Valutare atteggiamenti e comportamenti delle persone durante le sessioni di gioco, e in situazioni talvolta realistiche come quelle ora offerte dai mondi 3D non è garanzia di autenticità. Ci sono soggetti che si comportano nel mondo web così come nella realtà e altri invece che costruiscono identità fittizie. Teniamo poi presente che si sta parlando della realtà dei giochi, che possono, e spesso lo sono, venire assunti come valvola di sfogo e di divertimento libero al di là dei limiti della realtà che bene si conoscono. Ad esempio: un soggetto che ingaggi folle gare di velocità automobilistiche nei game, non è per forza un pirata della strada. Il lettore dei comportamenti riuscirà a interpretare queste differenze? Oppure la pubblicità sarà mirata soltanto all’attore virtuale e non alla corrispettiva persona reale? Ma allora siamo sicuri che l’offerta pubblicitaria andrà veramente a buon fine quando il soggetto riemergerà nel mondo reale, dato che la tendenza all’acquisto on-line è per ora una pratica poco diffusa, almeno nella realtà italiana?
Il secondo punto riguarda invece i criteri di analis dei comportamenti registrati. Si auspica che si tratti di test psicologici standardizzati in grado di dare risposte scientifiche e che siano pertanto utilizzati da persone con la giusta competenza come psicologi e psicoterapeuti. In tal caso però sarà necessario avvertire l’utente e dargli la possibilità di aderire o meno tramite u consenso realmente informato, lo stesso che si richiede prima di iniziare qualunque valutazione diagnostica, comportamentale o cognitiva, perché è di questo che nella realtà si tratta.
Una volta chiariti questi punti ritorna il discorso che più volte è stato fatto nelle nostre pagine: attenzione e un giusto grado di ragionamento permettono di fronteggiare con successo qualunque strategia persuasiva d tipo commerciale. Il servizio, d’altro canto, è pensato per favorire ed andare incontro all’utenza, un utenza che deve essere sempre informata e protetta accuratamente se cade sotto la soglia della maggiore età.
Foto by steve.portigal
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