IBM sta studiando della automobili dotati di particolari sensori che permettono di rendere sicure le manovre degli utenti e intervenire sugli errori umani per correggerli. Quello che fino a poco tempo sembrava fantasia ora sta per diventare realtà. Vediamo in cosa consiste la loro intelligenza.
Le nuove automobili saranno fornite di meccanismi sofisticatissimi che permetteranno il controllo delle manovre del guidatore nei casi di necessità e che consentiranno la trasmissione di dati da una vettura all’altra. Le auto saranno infatti capaci di riconoscere la presenza di altri veicoli e di comportarsi di conseguenza, anche in quelle situazioni dove chi guida tende a perdere momentaneamente il controllo (incidenti, tamponamenti...).
Alcuni dei sistemi comprendono l’accelerazione automatica per il cambio o l’immissione in una corsia libera o, al contrario, la riduzione della velocità di marcia in caso di strade intasate o di eccessiva riduzione della distanza di sicurezza. Una sorta di pilota automatico o di secondo che vigila sulle nostre azioni.
La sicurezza, in questo modo verrà incrementata e queste ricerche vanno ad aggiungersi a quelle sulla costruzione di materiali intelligenti capaci di ripartire uniformemente gli urti o di assorbire la forza d’urto in modo favorevole al guidatore.
La tecnologia in questi anni sta facendo enormi passi avanti, ma come sempre serve una riflessione critica. Al di là degli evidenti benefici, che non serve discutere data la loro autoevidenza, bisogna ricordarsi che le macchine sono ben lungi dal sostituire le persone, tantomeno alla guida.
Serve che il guidatore sia attento, non assuma sostanze che possano alterare le sue capacità e deve lui per primo mantenere una condotta ineccepibile. Solo in quel caso gli ausili tecnologici andranno ad incrementare quella fetta di sicurezza che può sempre sfuggire. Non vanno invece interpretati questi vantaggi come sostitutivi o palliativi di carenze personali che inducano a guidare anche quando non ci si sente in forma.
Da psicologi poi ci attendiamo che tutte queste ricerche vengano impiegate, oltre che per il benessere di noi tutti, anche per migliorare le autovetture di soggetti affetti da handicap, in modo da migliorare le loro capacità e assicurare ancora maggiore adattabilità alle esigenze degli specifici deficit. Una fetta di guidatori della strada che spesso viene dimenticata dal grande marketing automobilistico.
Le nuove automobili saranno fornite di meccanismi sofisticatissimi che permetteranno il controllo delle manovre del guidatore nei casi di necessità e che consentiranno la trasmissione di dati da una vettura all’altra. Le auto saranno infatti capaci di riconoscere la presenza di altri veicoli e di comportarsi di conseguenza, anche in quelle situazioni dove chi guida tende a perdere momentaneamente il controllo (incidenti, tamponamenti...).
Alcuni dei sistemi comprendono l’accelerazione automatica per il cambio o l’immissione in una corsia libera o, al contrario, la riduzione della velocità di marcia in caso di strade intasate o di eccessiva riduzione della distanza di sicurezza. Una sorta di pilota automatico o di secondo che vigila sulle nostre azioni.
La sicurezza, in questo modo verrà incrementata e queste ricerche vanno ad aggiungersi a quelle sulla costruzione di materiali intelligenti capaci di ripartire uniformemente gli urti o di assorbire la forza d’urto in modo favorevole al guidatore.
La tecnologia in questi anni sta facendo enormi passi avanti, ma come sempre serve una riflessione critica. Al di là degli evidenti benefici, che non serve discutere data la loro autoevidenza, bisogna ricordarsi che le macchine sono ben lungi dal sostituire le persone, tantomeno alla guida.
Serve che il guidatore sia attento, non assuma sostanze che possano alterare le sue capacità e deve lui per primo mantenere una condotta ineccepibile. Solo in quel caso gli ausili tecnologici andranno ad incrementare quella fetta di sicurezza che può sempre sfuggire. Non vanno invece interpretati questi vantaggi come sostitutivi o palliativi di carenze personali che inducano a guidare anche quando non ci si sente in forma.
Da psicologi poi ci attendiamo che tutte queste ricerche vengano impiegate, oltre che per il benessere di noi tutti, anche per migliorare le autovetture di soggetti affetti da handicap, in modo da migliorare le loro capacità e assicurare ancora maggiore adattabilità alle esigenze degli specifici deficit. Una fetta di guidatori della strada che spesso viene dimenticata dal grande marketing automobilistico.
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