La depressione è una malattia psicologica che prevede conseguenze anche gravi, come il tentato suicidio. Spesso la cura soltanto psicologica non basta, e i pazienti devono assumere anche dei farmaci antidepressivi. La FDA ha scoperto che tali farmaci però sono da monitorare attentamente in date fasce d’età, per non acuire i rischi già presenti nella patologia.
77.000 pazienti, dal 2005 ad oggi, in cura con antidepressivi sono stati tenuti sotto controllo per verificare se i farmaci antidepressivi potessero presentare effetti collaterali. In tutti i casi la farmacologia ha agito in direzione del miglioramento delle condizioni del paziente, aumentando la sua forza e la sua volontà. La depressione infatti porta a stati di debolezza, stanchezza, ipotonia e apatia nelle persone affette.
I miglioramenti producono anche un “effetto collaterale" che si sviluppa specificamente in una precisa fascia d’età: la tendenza suicidaria è uno dei tratti caratterizzanti la malattia e non può essere ascritta all’influenza dei farmaci, ma l’aumento della capacità proattiva può innalzare anche volontà e capacità relative all’ideazione suicidaria.
Nella prime fasi di trattamento si verifica infatti un ripristino e un accrescimento del tono della persona, ma l’umore della stessa non è ancora stabilizzato, dato che richiede tempi più lunghi e viene contemporaneamente trattato con sedute psicologiche.
Il soggetto trova così le forze non solo per progettare il suicidio, ma anche per realizzarlo.
Tale rischio è elevato nei pazienti di età compresa tra i 18 e i 24 anni, e riguarda il 15-20% delle persone che, affette da depressione, mostrano una propensione verso l’interruzione volontaria della propria vita.
Generalmente però il rischio è noto agli esperti e non deve portare ad un giudizio negativo verso i farmaci antidepressivi tout-court. Esistono numerosi rimedi, a cominciare dal monitoraggio attento del paziente che avviene presso l’ente di cura stesso o grazie a controlli regolari nel caso di non ospedalizzazione. Anche i familiari poi costituiscono un fattore di guardia importante.
Lo psicologo può intervenire tempestivamente grazie alla valutazione che effettua con le sedute, ma i rimedi esistono anche all’interno dell’ambito farmacologico stesso: esistono preparati che permettono di proteggere il paziente dalla sua impulsività e irritabilità.
Niente panico dunque, ma attenzione e buonsenso, come in ogni cosa.
77.000 pazienti, dal 2005 ad oggi, in cura con antidepressivi sono stati tenuti sotto controllo per verificare se i farmaci antidepressivi potessero presentare effetti collaterali. In tutti i casi la farmacologia ha agito in direzione del miglioramento delle condizioni del paziente, aumentando la sua forza e la sua volontà. La depressione infatti porta a stati di debolezza, stanchezza, ipotonia e apatia nelle persone affette.
I miglioramenti producono anche un “effetto collaterale" che si sviluppa specificamente in una precisa fascia d’età: la tendenza suicidaria è uno dei tratti caratterizzanti la malattia e non può essere ascritta all’influenza dei farmaci, ma l’aumento della capacità proattiva può innalzare anche volontà e capacità relative all’ideazione suicidaria.
Nella prime fasi di trattamento si verifica infatti un ripristino e un accrescimento del tono della persona, ma l’umore della stessa non è ancora stabilizzato, dato che richiede tempi più lunghi e viene contemporaneamente trattato con sedute psicologiche.
Il soggetto trova così le forze non solo per progettare il suicidio, ma anche per realizzarlo.
Tale rischio è elevato nei pazienti di età compresa tra i 18 e i 24 anni, e riguarda il 15-20% delle persone che, affette da depressione, mostrano una propensione verso l’interruzione volontaria della propria vita.
Generalmente però il rischio è noto agli esperti e non deve portare ad un giudizio negativo verso i farmaci antidepressivi tout-court. Esistono numerosi rimedi, a cominciare dal monitoraggio attento del paziente che avviene presso l’ente di cura stesso o grazie a controlli regolari nel caso di non ospedalizzazione. Anche i familiari poi costituiscono un fattore di guardia importante.
Lo psicologo può intervenire tempestivamente grazie alla valutazione che effettua con le sedute, ma i rimedi esistono anche all’interno dell’ambito farmacologico stesso: esistono preparati che permettono di proteggere il paziente dalla sua impulsività e irritabilità.
Niente panico dunque, ma attenzione e buonsenso, come in ogni cosa.
Foto by morbillina
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