Lo studio Life soundtracks, condotto da D. J. Levitin per conto di Philips, conferma il potere della musica sugli stati mentali ed emotivi ed ipotizza l’esistenza di un centro neurale apposito. Le caratteristiche del suono sarebbero adatte alla stimolazione del nostro cervello e sussisterebbe differenza tra tipologie di suono.
La ricerca è stata condotta in ambito neuropsicologico e ha pertanto rilevato l’influenza della musica sui circuiti neurali: l’ascolto dei suoni agirebbe nello specifico su di un neurotrasmettitore, la dopamina, responsabile di stress e quiete.
Gli effetti registrati hanno riguardato in primo luogo le risposte fisiologiche: i principali indicatori come sudorazione, conduttanza cutanea e battito cardiaco vengono modificati dall’esposizione sonora. Anche l’umore, di conseguenza, viene influenzato, anche se il meccanismo di collegamento è stato studiato ormai da numerosi autori ma finora mai chiarito del tutto.
Allo stesso modo le capacità cognitive, come ragionamento e memoria, aumentano o diminuiscono all’ascolto di suoni di uno o di un altro tipo.
L’effetto Mozart è sicuramente uno dei più noti, costituito dalle proprietà rilassanti e terapeutiche delle sue composizioni, ma numerosi altri sono i brani e i generi musicali che Levitin ha classificato ed indicato come adatti alle differenti attività quotidiane. Chopin e Brahms avrebbero analogo potere rilassante, mentre per attività sportive e di fatica sono più indicati i generi pop o rock melodico.
Lo studio ha inoltre scoperto l’esistenza di uno specifico centro neuronale deputato all’analisi e all’organizzazione della materia sonora. Tale “punto di raccolta” coinciderebbe con il centro che stimola all’assunzione di droghe e a tutti quei fenomeni unificabili sotto il nome di addiction, come la dipendenza da droghe o dall’alcool.
La ricerca è stata condotta in ambito neuropsicologico e ha pertanto rilevato l’influenza della musica sui circuiti neurali: l’ascolto dei suoni agirebbe nello specifico su di un neurotrasmettitore, la dopamina, responsabile di stress e quiete.
Gli effetti registrati hanno riguardato in primo luogo le risposte fisiologiche: i principali indicatori come sudorazione, conduttanza cutanea e battito cardiaco vengono modificati dall’esposizione sonora. Anche l’umore, di conseguenza, viene influenzato, anche se il meccanismo di collegamento è stato studiato ormai da numerosi autori ma finora mai chiarito del tutto.
Allo stesso modo le capacità cognitive, come ragionamento e memoria, aumentano o diminuiscono all’ascolto di suoni di uno o di un altro tipo.
L’effetto Mozart è sicuramente uno dei più noti, costituito dalle proprietà rilassanti e terapeutiche delle sue composizioni, ma numerosi altri sono i brani e i generi musicali che Levitin ha classificato ed indicato come adatti alle differenti attività quotidiane. Chopin e Brahms avrebbero analogo potere rilassante, mentre per attività sportive e di fatica sono più indicati i generi pop o rock melodico.
Lo studio ha inoltre scoperto l’esistenza di uno specifico centro neuronale deputato all’analisi e all’organizzazione della materia sonora. Tale “punto di raccolta” coinciderebbe con il centro che stimola all’assunzione di droghe e a tutti quei fenomeni unificabili sotto il nome di addiction, come la dipendenza da droghe o dall’alcool.
foto by sirbonetta
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