
La ricerca è stata condotta in ambito neuropsicologico e ha pertanto rilevato l’influenza della musica sui circuiti neurali: l’ascolto dei suoni agirebbe nello specifico su di un neurotrasmettitore, la dopamina, responsabile di stress e quiete.
Gli effetti registrati hanno riguardato in primo luogo le risposte fisiologiche: i principali indicatori come sudorazione, conduttanza cutanea e battito cardiaco vengono modificati dall’esposizione sonora. Anche l’umore, di conseguenza, viene influenzato, anche se il meccanismo di collegamento è stato studiato ormai da numerosi autori ma finora mai chiarito del tutto.
Allo stesso modo le capacità cognitive, come ragionamento e memoria, aumentano o diminuiscono all’ascolto di suoni di uno o di un altro tipo.
L’effetto Mozart è sicuramente uno dei più noti, costituito dalle proprietà rilassanti e terapeutiche delle sue composizioni, ma numerosi altri sono i brani e i generi musicali che Levitin ha classificato ed indicato come adatti alle differenti attività quotidiane. Chopin e Brahms avrebbero analogo potere rilassante, mentre per attività sportive e di fatica sono più indicati i generi pop o rock melodico.
Lo studio ha inoltre scoperto l’esistenza di uno specifico centro neuronale deputato all’analisi e all’organizzazione della materia sonora. Tale “punto di raccolta” coinciderebbe con il centro che stimola all’assunzione di droghe e a tutti quei fenomeni unificabili sotto il nome di addiction, come la dipendenza da droghe o dall’alcool.
foto by sirbonetta
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