giovedì 26 luglio 2007

LA PSICOLOGIA DEL BEN-ESSERE

Il benessere, inteso come l’insieme delle pratiche e delle condizioni attorno all’uomo e nell’uomo che fanno sì che viva in modo adatto e felice è stato spesso trascurato dalle discipline psicologiche, soprattutto dalla branca medico-psichiatrica. Almeno questo è il parere di Robert Cloninger, della Washington University School of Medicine di Saint Louis.
Nella sua concezione l’uomo dipende da tre specifici fattori che vanno incrementati per il miglioramento della vita.


Il carattere di una persona, secondo Cloninger, è costituito da tre dimensioni fondamentali, ossia:
  1. autodirezionalità, la capacità di decidere per se stessi e di perseguire obiettivi personali senza conformarsi all’opinione corrente;
  2. cooperatività, il saper collaborare con gli altri e l’adozione di quei valori coe l’universalismo e la benevolenza,
  3. autotrascendenza, che in modo analogo alla precedente evidenzia i tratti della socialità.
    Perché si dia benessere, ciascuna di queste tre caratteristiche deve venire sviluppata.

Il problema della psichiatria sino ad oggi sarebbe stato di avere concentrato la propria attenzione soltanto sulla patologia e sui casi di deficit mentale, anziché su quelli di potenziamento e dalle potenzialità maggiori.

Lo scopo, secondo l’autore, delle discipline psicologiche dovrebbe essere, invece, quello di potenziare e migliorare il carattere delle persone tramite diverse fasi. L’attenzione non è più rivolta alla carenza, ma alla creazione di un ambito, che è sia interiore al soggetto che ambientale-sociale.
La realizzazione piena del proprio carattere è soltanto uno degli aspetti che contribuiscono al benessere della persona. Essere soddisfatti della propria vita prevede infatti numerosi aspetti, se ne riportano alcuni tra quelli evidenziati da Cloninger:

  • presa di coscienza delle paure;
  • puntualizzazione delle emozioni positive al posto delle negative,
  • accettazione dei limiti,
  • attenzione agli aspetti spirituali dell’esistenza, anziché a quelli materialistici;
  • cooperazione e altruismo verso gli altri.

Sulla base di questi punti lo studioso ha messo a punto un programma di “educazione psicologica” presso il proprio dipartimento.

Sicuramente l’aspetto del benessere delle persone dev’essere ad oggi un aspetto altamente rilevante nella pratica psicologica, date le aumentate condizioni positive di cui le persone possono godere, anche se la critica a posteriori della disciplina risulta ridondante.
Senza i progressi le nuove applicazioni, relative ai casi di miglioramento non sarebbero neppure potuto emergere, così come si deve ricordare che la nascita della psichiatria soprattutto era, e resta, legata all’ambito medico. Fa parte dello statuto iniziale stesso la volontà di occuparsi dei casi di bisogno e di carenza, seppure in una concezione diminuitiva del malato rispetto al sano.

Ora, grazie agli studi precedenti, la psicologia e la psichiatria scoprono una nuova sfera d’interesse che non deve sostituire, ma affiancarsi alla pratica clinica. Sarebbe troppo semplice illudersi che le difficoltà si siano risolte, ma ricavare dallo studio di queste anche delle indicazioni per un trattamento preventivo sembra essere un’ottima prospettiva. In questo ambito la psicologia come disciplina performante e preformante deve collocarsi come confidente che analizza e accoglie le inclinazioni personali per dare loro modo di espandersi nella direzione voluta, permettendo al ben-essere di emergere e progredire. Senza per questo accettare una teoria evoluzionista alla Spencer, ci si auspica un progresso verso il miglioramento della prospettiva individuale di ciascuno e, di rimando, sociale.

Foto by mgratzer

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