Le ricerche mostrano che sono numerosi i soggetti che hanno scontato pene a loro non destinate a causa dell’inesperienza di giudici e avvocati nel valutare le variabili psicologiche che influenzano i resoconto di un imputato. Le persone interrogate su degli avvenimenti, seppure in vuona fede, possono compiere errori dovuti alle caratteristiche della memoria, ma anche a fattori contestuali. È proprio di questi che la recente ricerca si è occupata.
I fattori fuorvianti sono stati identificati in:
- Trauma, ovvero l’entità dello shock che il soggetto ha riportato, che comprende i diversi punti del coinvolgimento o dell’assistere alla preparazione del crimine,
- Armi, la loro presenza o meno influisce sia sul fattore sopradetto, sai sul grado di ricordo-amnesia;
- Razza, la differenza di etnia agisce come fattore elicitante stereotipi e letture errate/distorte dell’altro;
- Illuminazione, colore e intensità delle luci, sia durante la scena del crimine, che durante l’interrogatorio/processo, influiscono sulla memoria del soggetto e le caratteristiche emotive.
Studi precedenti hanno inoltre annoverato ulteriori fattori come la distanza dell’osservazione e le modalità di interazione con le forze dell’ordine al momento della convocazione e della deposizione.
I rimedi sono molteplici, anche se ovviamente nessuno di essi può avere carattere tale da garantire la perfetta veridicità e interpretazione delle testimonianze giuridiche.
Già da tempo lo psicologo viene convocato, in sede di interrogatorio o durante il processo, ma tale intervento è spesso limitato ad utenze specifiche, come minori e persone con deficit evidenti di personalità e malattia mentale, o riguarda la stesura di perizie.
La presenza dello psicologo dovrebbe invece essere estesa ad un numero maggiore, se non alla totalità dei casi. I limiti però, oltre che ai tempi e alla procedura, sono legati anche al costo economico.
Sono invece rari i casi in cui i giurati vengono istruiti sulla modalità di funzionamento della mente del testimone e sui possibili bias che la cognizione umana necessariamente comporta.
I corsi stessi di Giurisprudenza dovrebbero contenere discipline di ordine psicologico, perlomeno per sensibilizzare alle tematiche ed aumentare la consapevolezza del rischio. Durante i corsi di specializzazione e il praticantato inoltre la pratica e i seminari sulle variabili di disturbo sono irrinunciabili. Purtroppo tale pratica è ad oggi molto rara. Ci auguriamo che questa esigenza aumenti fino a divenire un obbligo: l’innocenza o la colpevolezza di una persona sono punti troppo importanti perché la psicologia non intervenga.
Per una stima dei processi “errati” si veda il progetto americano Innocence
Foto by aghezz
Nessun commento:
Posta un commento