lunedì 31 marzo 2008

GENITORI SEPARATI, FIGLI CONDIVISI


A circa un anno dall’approvazione della Legge sull’affidamento condiviso ci si interroga sugli effetti che questa può avere sui bambini. Il convegno “La capacità genitoriale. Aspetti valutativi e peritali” organizzati dall’Aipg vuole fare il punto sulle ricerche.

Da Febbraio 2006 in Italia quando una coppia di separa l’affidamento dei bambini viene condiviso dalla coppia dei genitori. Se prima i bambini venivano affidati nel 92,7% dei casi alla madre, lasciando di fatto marginale il padre, oggi viene reintegrata la figura paterna, che condivide insieme alla mamma, gioie, piaceri e responsabilità genitoriali.

L’Aipg, Associazione Italiana di psicologia giuridica, si interroga sugli effetti di questo cambiamento legislativo sui bambini, attraverso una ricerca, i cui risultati verranno mostrati nella conferenza “La capacità genitoriale. Aspetti valutativi e peritali”, che si terrà domani a Roma.
Innanzitutto Aipg preferisce parlare di “bigenitorialità” piuttosto che di affidamento condiviso, per sottolineare la rinnovata posizione del padre negli aspetti educativi e sociali della crescita del figlio. I figli dovrebbero trarne vantaggi psicologici dalla presenza e responsabilizzazione della figura paterna. Paolo Capri, presidente dell’Aipg, sottolinea che a distanza di soli 2 anni è ancora troppo presto per trarne conclusioni, e che verrà portato avanti lo studio come già era stato fatto per la precedente legge.

Foto by Ceallaigh

PARLARE CON LE VITTIME DEL CRIMINE


Il corso “A. Vi. Cri. –più attenzione alle vittime del crimine” aiuterà gli agenti di polizia a migliorare la comunicazione con vittime di crimini e famigliari è iniziato oggi a Roma, grazie alla collaborazione tra l’Università ‘La Sapienza’ e la Direzione Centrale della polizia Criminale.

Le forze dell’ordine si trovano spesso nella necessità di comunicare, supportare ed aiutare persone che hanno subito crimini o con famigliari di persone scomparse. Questa funzione non è tuttavia semplice, e può essere facilitato attraverso specifici corsi di formazione che facilitino e migliorino queste funzioni.
E’ iniziato oggi a Roma un progetto formativo per agenti di polizia che li aiuterà a sviluppare maggiori capacità di cura per le vittime del crimine, in particolarmente per i soggetti più deboli come donne e bambini.

Il corso “A. Vi. Cri. – più attenzione alle vittime del crimine” è sviluppato grazie alla collaborazione della facoltà di psicologia dell’università “La Sapienza” e dalla Direzione centrale della Polizia Criminale, all’interno di un progetto europeo sostenuto dal ministero dell’interno tedesco e la polizia inglese. Il progetto coinvolgerà agenti della Polizia di Stato, carabinieri e Guardia di Finanza e sarà articolato in 7 moduli con docenti e formatori provenienti dalle aree della giurisprudenza, sociologia, tecnica professionale, medicina legale e psicologia.

I docenti svilupperanno percorsi per incrementare le capacità relazionali e le abilità strategiche per rendere migliore l’assistenza e il sostegno psicologico. Inoltre il corso si propone di facilitare il processo comunicativo, il dialogo delle forze dell’ordine nell’approccio con le vittime.
Il progetto ci sembra interessante: la vittima deve essere aiutata e non sentirsi sottoprocesso!


foto by Paul Keleher

venerdì 28 marzo 2008

PSYCHO-FLASH: LA PSICOLOGIA A TAVOLA


In preparazione per la casa editrice “Il Mulino” un interessante e curioso libro sulla 'psicologia a tavola'.

I temi del libro verteranno su argomenti come la scelta del cibo, a strategie su come cambiare regime alimentare e sul controllo del peso. Saranno inoltre dedicati dei capitoli ai disordini alimentari e allo stress legato all'alimentazione.


Gli autori sono Mark Connor e Christopher J. Armitage. Mark Connor è docente di Psicologia Sociale Applicata presso l'Università di Leeds e ha studiato in modo approfondito i modelli mentali che influiscono su comportamenti che influenzano lo stato di salute, e l psicologia del cibo.

PERDONARE E’ AFFARE DA DONNA!

Julie Juola Exline, ricercatrice della Case Western University, ha condotto uno studio, ora pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, secondo cui l’inclinazione al perdono sarebbe una caratteristica più femminile che maschile. Vediamo perché.

La ricerca ha coinvolto 1400 studenti universitari provenienti da tre diversi atenei: l’Arizona State University, l’Hope College e la Florida State University. I dati sono stati registrati dal 1998 al 2005 in studi diversi, nella totalità dei quali era però presente la differenza sistematica tra perdono femminile e maschile.

Secondo la psicologa Exline la vendicatività è più marcata negli uomini perché essi hanno meno competenze nell’empatia e vi sono meno avvezzi: per ben noti fattori culturali infatti la comprensione dell’altro e l’immedesimazione nei panni altrui sono competenze prettamente femminili.

A conferma ulteriore dell’ipotesi si può infatti notare che quando l’uomo viene indotto ad identificarsi con il suo nemico o trova in lui delle somiglianze rispetto a se stesso, aumentano le probabilità di perdono e la soglia della vendetta decresce.

Essere empatici e aperto al prossimo, vederlo sul nostro stesso piano e dotato delle nostre stessa capacità e inclinazioni è un primo importante asso per rispecchiarsi nell’altro e perdonarlo, attività che, suggerisce Exline, potrebbe risolvere anche alcuni conflitti militari.

Foto by gettyimages.

mercoledì 26 marzo 2008

CREDERE PER ESSERE FELICI

Uno studio presentato alla Conferenza della Royal Economic Society svoltosi in Inghilterra presso l’Università di Warwick ha dimostrato che essere credenti correla con uno stato d’animo positivo e un maggior livello di soddisfazione per la propria vita.

Andrei Clark, ricercatore della Paris School of Economics, ha condotto insieme ai suoi colleghi un’interessante ricerca sul tema della disoccupazione. L’analisi dei primi dati ha però indotto i ricercatori a cambiare il focus della loro ricerca: non erano tanto i sussidi peri disoccupati a fare la differenza, ma la loro religiosità o meno.

L’essere credenti sembra assicurare ai fedeli una sorta di area protetta rispetto a chi invece non dispone di questa “copertura”: la fede permette ai credenti di ricevere quotidianamente piccole ricompense che lo immunizzano da possibili disgrazie.

Tale meccanismo funziona sia per i piccoli inconvenienti quotidiani, che per veri e propri shock fisici o psicologici, come ad esempio un divorzio o la perdita del posto di lavoro.

La ricerca, che conferma l’importanza del pensiero e della convinzione anche negli eventi fisici e non soltanto in quelli mentali necessita però di ulteriore conferma. Ai ricercatori sarebbe stato obiettato che la religione potrebbe essere un fattore facilitante, ma non causale: sarebbero invece le relazioni sociali organizzate pacificamente e il mantenimento di un clima sereno e coeso all’interno della famiglia i veri fattori protettivi. Fattori che non sono però esclusivi dei credenti.

Foto by gettyimages

martedì 25 marzo 2008

LA GRAVIDANZA FA BENE ALLA MEMORIA

Un recente studio americano ha dimostrato che le neomamme presentano una memoria migliore a seguito della gravidanza, seppur a fronte di dimenticanze banali. Sarebbe tutto da attribuirsi ad una questione biologica di sopravvivenza, vediamo perché.

Nei primi tre mesi di maternità può comparire nelle madri una specifica amnesia selettiva, di durata limitata al periodo immediatamente dopo il parto, che fa sì che le novelle madri dimentichino oggetti e commissioni per così dire inessenziali alla vita del proprio bambino. Avviene così di dimenticare spesso la spunta della spesa o di perdere le chiavi di casa, tutti comportamenti che però non sono correlati con la salvezza del piccolo. Diventano infatti preminenti i comportamenti funzionali alla sopravvivenza.

Non soltanto, in questo periodo sembra che le donne si trasformino in vere e proprie super-mamme, capaci di fare concorrenza a famosi scienziati, proprio per la straordinaria ottimizzazione delle risorse mestiche e, in generale, cognitive.

Dal punto di vista neurologico, l’ippocampo, area deputata al ricordo e all’apprendimento, istituisce una serie di nuove connessioni neuronali che rendono più rapidi ed efficienti i ragionamenti e le vie della memoria.

Dal punto di vista endocrino il rischio di tumori si riduce e anche il livello di stress subisce un notevole decremento, favorendo una corretta gestione dell’ansia. L’ormone che più è responsabile di questi cambiamenti è il cosiddetto ormone materno o ossitocina.

Infine la vista migliora notevolmente, in modo coerente con la precoce individuazione di possibili minacce per l’integrità della prole.

Foto by gettyimages

venerdì 21 marzo 2008

PSYCHO-FLASH: H. GARDNER A REGGIO EMILIA

La prossima settimana, il noto studioso Howard Gardner sarà presente alla Conferenza promossa dal Centro Internazionale Loris Malaguzzi.

Il professore presenterà brevemente i temi del suo ultimo libro Le cinque chiavi del futuro, mentre i temi di maggiore interesse rigua5deranno la multiculturalità e la costruzione di un’intelligenza etica.

Garner è inoltre ospite atteso per il forte legame istituito con gli asili d’infanzia e le tematiche della costruzione e dell’educazione ad una chiara visione della socialità e della cittadinanza. La mente etica, che è il focus delle ultime ricerche dello psicologo, prevede infatti la capacità di superare se stessi per vedere e relazionarsi con l’altro. Il rispetto diviene allora una presa di posizioane ragionata e non mero risultato di apprendimento indotto e può essere in tal modo negoziato ed integrato con le idee personali di ciascuno. Il circolo è peraltro un circolo virtuoso: si dà rispetto laddove lo si riceve e ci si sente in dovere di ricambiare , in una spirale accrescitiva continua.

Le altre menti che Gardner considera sono invece:

mente disciplinata: che riguarda un’organizzazione scolastica, quasi dottrinale delle conoscenze;

mente sintetica: unifica le differenti informazione e fornisce un’idea unificata;

mente creativa: al pari della sintetica opera unificazioni e collegamenti, ma in modo originale e non ortodosso;

mente rispettosa: prevede il riconoscimento di chi si è espresso prima e comprensione del diverso.
Solo alla fine emerge la mente etica che comprende le competenze delle precedenti, ma che riguarda principalmente un’acquisizione personale e sentita del senso del rispetto.

Foto by Gettyimages

LA TV SI SPEGNE ED ESCE ALL’APERTO

Gimme 5 è un progetto per bambini iniziato questo autunno ad opera di Fondazione Bonduelle, Nickelodeon e FIP. Tra le sue attività una campagna mirata al mangiar sano e all’esercizio fisico: un modo per spingere i bambini fuori dall’orbita del piccolo schermo e ritrovare il contatto con la natura.

La collaborazione tra i tre enti ha portato alla creazione di cinque cartoons, della serie Gimme 5 appunto che propongono ai bimbi la regola aurea delle 5 porzioni di frutta e verdura al giorno in modo divertente e coinvolgente. Sempre sul canale Nickelodeon va inoltre in onda la serie aggiuntiva 5 Sotto canestro che promuove lo sport della pallacanestro e lo stare insieme a divertirsi. La Federazione Italiana Pallacanestro prevede inoltre di coinvolgere numerose scuole nel progetto e di promuovere tra i bambini il gioco del basket grazie a omaggi e incontri per giovanissimi nelle scuole.

Infine il canale satellitare prevede, a conclusione del progetto congiunto tra i tre, una giornata in cui lo schermo resterà oscurato per comunicare ai bimbi di passare una giornata all’aperto a giocare e fare moto. Il Play Day sarà asegutio da FIP e Fondazione Bonduelle con iniziative e tornei in tutta Italia.

Foto by gettyimages

martedì 18 marzo 2008

STRESS QUOTIDIANI DANNEGGIANO LA MEMORIA


Che influenza hanno piccoli stress quotidiani sul nostro cervello? Uno studio della “Irvine School of Medicine” mostrano danni all'apprendimento e alla memoria.






In che modo reagisce il nostro cervello agli stress? E' ormai opinioni condivisa che il nostro cervello reagisca adattivamente a forti stress, sviluppando una sorta di filtro contro i ricordi più spiacevoli. Infatti il nostro cervello filtra i momenti più spiacevoli e più duri della vita.




Una recente ricerca, condotta dal Dr. Tallie Z. Baram, presso il dipartimento di scienze neurologiche dell'Università “Irvine School of Medicine”, ha indagato in che termini influiscono i piccoli stress, gli stress quotidiani sul nostro cervello.



L'esperimento è stato condotto su topolini, per verificare le modificazioni cerebrali indotte dalla somministrazione dell'ormone che stimola la liberazione della corticotropina (CRH). La corticotropina gioca un ruolo di neurotrasmettitore in risposta allo stress e nella regolazione dell'ormone dello stress (cortisolo).



Dallo studio è emerso che piccoli stress quotidiani giocano un ruolo significativo nel funzionamento corretto ed efficace di alcune funzioni cognitive. Sembrerebbe infatti che danneggino la comunicazione tra cellule cerebrali deputate all'apprendimento e alla memoria, con conseguenti effetti negativi su di esse.


foto by lanielou17

lunedì 17 marzo 2008

GIOCARE POSITIVO

I videogiochi sono assai diffusi tra i giovanissimi e molto spesso sene sente parlare in termini negativi, in quanto fomentatori di atteggiamenti violenti o irresponsabili; la realtà non sempre è così. Sono sempre di più i serious game che al contrario promuovono atteggiamenti intelligenti e sono orientati all’acquisizione di specifiche competenze. Per il campo del sociale è molto interessante Food Force, ideato dalle Nazioni Unite.

Il videogioco si rivolge a bambini dagli 8 ai 13 anni e fa parte del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, per sensibilizzarli al problema della fame nel mondo e al tema del riparmio energetico.

Il setting è costituito da un’isola deserta caratterizzata da problemi di guerre civili, siccità e condizioni umanitarie deficitarie. Esistono sei missioni tra le quali scegliere, che prevedono l’organizzazione e la messa in atto di azioni umanitarie.

L’idea, oltre ad essere innovativa e in fase di sviluppo nel mondo videogioco, è un modo utile per comunicare sui giovani relativamente a temi sociali utilizzando linguaggi a loro maggiormente consoni e rendendo la materia piacevole da fruire. Inoltre in tal modo si sfruttano gli effetti di immersione e di creazione di emozioni che permettono un apprendimento maggiormente incisivo e il perdurare dello stato emotivo anche al di fuori della simulazione ludica.

Per chi fosse interessato, il gioco è scaricabile gratuitamente all’indirizzo www.foodforce.com/blog

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giovedì 13 marzo 2008

INTERNET E I MINORI

Una ricerca condotta dall’Università del New Hampshire mette in luce le modalità di adescamento dei minori tramite la rete. Tramite una calcolata amicizia la fiducia dei ragazzi viene poi tradita con richieste più o meno lecite.

La ricerca ha coinvolto tremila soggetti di età compresa tra i 10 e i 17 anni. I dati sono stati raccolti tramite un’inchiesta.

I risultati hanno mostrato che la fascia d’età più a rischio è quella compresa tra i 13 e i 17 anni (99% dei ragazzi). I fattori di rischio emersi sono molteplici:
  • mancanza di informazione sui temi della sessualità;
  • problemi sessuali conclamati;
  • relazioni carenti o difficili con i genitori;
  • insicurezza

Tra i crimini perpetrati soltanto il 5% è di tipo violento (abuso o rapimento), mentre la grande maggioranza vede il minore come consenziente. Questo fattore è dovuto alla strategia più frequentemente messa in atto dal molestatore: prima della proposta vera e propria, egli spende molto tempo alla creazione di una relazione di “amicizia” che gli permetta di ottenere la fiducia del minore.

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mercoledì 12 marzo 2008

CONTI COME UN PESCE!

Christian Agrillo, sotto la supervisione del professore Angelo Biscazza, ha condotto uno studio curioso sulle capacità matematiche di una specie di piccoli pesci, i gambusia.
Straordinariamente questi piccoli animali sono in grado di contare in modo efficace, vediamo come.


La capacità di contare dei gambusia deriva dall’innato istinto di sopravvivenza che i pesci possiedono, in particolare quando si trovano soli.
Le strategie dei mammiferi, e in generale degli animali di terra sono ben note tra i ricercatori, mentre minore interesse è stato dedicato al mondo sommerso. Questa lacuna viene colmata invece dagli studi che Agrillo ha condotto a partire dal 2004.

Le capacità di conteggio dei pesci seguono una logica differente da quella umana: dapprima la quantità viene valutata in termini spaziali, e in seguito in base alla differenze relative di quantità.
Il pesce, incontrandosi con due gruppi diversi di suoi simili è in grado di scegliere da subito quello più numeroso, che gli garantisce pertanto maggiori possibilità di sopravvivenza. Il confronto avviene in base alla porzione di area che i due gruppi occupano, con un equazione del tipo: quanta più area=quanti più pesci.
Tuttavia questa strategia di calcolo non segue sempre un iter lineare: quando le differenze tra i due gruppi sono minime, il pesciolino va in confusione. A seguito di studi mirati si è visto che i gambusia non sanno distinguere i gruppi se la differenza numerica tra loro scende sotto i quattro membri. Le capacità differenziali sarebbero pertanto proporzionali al numero dei soggetti componenti ciascuna delle unità da conteggiare.

Lo studio rappresenta un punto di svolta negli studi sulle capacità cognitive degli animali e nell’individuazione dei meccanismi intellettivi di specie differenti dalla nostra.

Foto by gettyimeges

PSYCHO-FLASH: NORMAN IN CONFERENZA

Il 13 marzo alle ore 17.30 presso la Facoltà di Architettura di Alghero sarà possibile partecipare ad una conferenza tenuta da Donald Norman. L’incontro è finalizzato alla presentazione dell’ultima pubblicazione del designer, cui farà seguito una discussione sullo stato delle tecnologie ad oggi.

Donald Norman, docente di Psicologia, scienze cognitive e informatica presso la Northwestern University, è famoso principalmente per The design of everyday things, un libro rivoluzionario sul modo di concepire il design, non più come mera progettazione funzionale ma come attività dalla triplice faccia reflexive, behavioural e functional.

Le tecnologie, viste dall’occhio di Norman, sono strumentazioni che si possono rivoltare contro gli stessi creatori, 8in modo masochistico. Nella conferenza il professore illustrerà quanto e come sia necessario comunicare in modo esatto con le macchine.
Un incontro imperdibile per tutti coloro che ritengono che lòa tecnologia debba avere un volto umano ed essere pertanto analizzata come tale.

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martedì 11 marzo 2008

DIPENDENZA DA COCAINA: ALLARME TRA LE DONNE



L’uso di cocaina sta diventando sempre più un affare da donne. In aumento il consumo tra le donne manager, per combattere ansia e stress.

Il problema della cocaina si sta diffondendo e sta coinvolgendo popolazioni classicamente ritenute meno a rischio. Dati recenti indicano un uso in crescita della cocaina tra le donne. In particolare le fasce più colpite sono giovani studentesse e donne manager.
Il consumo di questa droga, sebbene rimanga il più delle volte sporadico, è legato al desiderio di diminuzione di sensazioni di paura, ansia e per aumentare la sicurezza (la cocaina si sa rende più aggressivi).

Quali sono i motivi di questo aumento esponenziale del consumo? Gabriella Gilli, docente di psicologia della Personalità presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, lo definisce “evoluzione in rosa dei consumi”, e sarebbe dovuto all’equiparazione dei comportamenti femminili a quelli maschili. Insomma dopo le sigarette, la cocaina.

La cocaina viene assunta per diminuire la paura, combattere lo stress e allentare le responsabilità, migliorando le performance. La cocaina viene utilizzata come farmaco fai-da-te, un’auto-cura che viene vista da coloro che la assumono come un elisir in grado di risolvere immediatamente i problemi. Naturalmente i problemi non si risolvono, svaniscono temporaneamente per ricomparire al termine dell’effetto della sostanza, cosicché la consumatrice per star bene ricorre ad un’altra dose, spiega sempre Gilli nel convegno “L’altra faccia della coca” presso l’ateneo milanese.
Concludiamo con una previsione allarmante: nel 2010 gli italiani che consumano cocaina potrebbero aumentare del 40%!

Foto by julianrod

BLOGGER NEVROTICO



Se internet può essere la causa dell’instaurarsi di problematiche psicologiche, l’uso che ne viene fatto può essere considerato la manifestazione delle stesse. Secondo una ricerca condotta dai ricercatori dell’Università dell’Alabama, tra coloro che scrivono sui blog c’è un alta percentuale di nevrotici.

Cari lettori, scriviamo questo articolo per mettervi in guardia, o meglio per mettervi in guardia dalle due curatrici di questo blog: potremmo essere nevrotiche! Sembrerebbe infatti, citando una recente ricerca pubblicata sulla rivista specializzata ‘Computers in Human Behaviour’, che individui nevrotici, tendono facilmente a diventare curatori di blog, in particolar modo le donne!
Scusate forse l’eccessivo sarcasmo con cui condividiamo con voi la notizia, ma certo ci ha fatto sorgere un sorriso spontaneo ed involontario.

L’ipotesi alla base della ricerca, condotta dai ricercatori dell’Università dell’Alabama, è quella, peraltro condivisa da altri studi psichiatrici, che diversi tratti di personalità usano internet in modo diverso e caratteristico.
In particolare la ricerca si è focalizzata su di una particolare modalità di utilizzare internet: la creazione e la gestione di un blog. Dallo studio è emerso che individui nevrotici e aperti a nuove esperienze tendono più facilmente a diventare blog, soprattutto se appartenenti al sesso femminile.

Lasciamo a voi le conclusioni!

Foto by melop

lunedì 10 marzo 2008

ATTENTI ALLO SBADIGLIO!

Una ricerca della University of Albany di New York fa chiarezza sul meccanismo dello sbadiglio: tacciato per anni come simbolo di svogliatezza da parte di studenti non solerti, sarebbe invece una strategia evolutiva funzionale al mantenimento dell’attenzione.

I ricercatori hanno condotto un esperimento in cui i soggetti visionavano un video altamente noioso. Ogni soggetto è stato monitorato rispetto a una serie di parametri fisiologici. I soggetti che respiravano con il naso hanno mostrato di mantenere livelli di attenzione più elevati rispetto a coloro che invece inspiravano principalmente dalla bocca. Analogamente il gruppo sperimentale, cui veniva applicato un impacco freddo sul otteneva prestazioni migliori in termini di attenzione rispetto al gruppo di controllo.

La spiegazione dei miglioramento sta nell’immettere aria fredda all’interno del corpo che funzionerebbe come una vera e propria valvola di raffreddamento per i neuroni, inducendoli ad una maggiore e migliore attività.

Analogamente gli episodi di sbadiglio possono venire letti nella nuova ottica di “prese d’aria” e diventare pertanto una strategia per il mantenimento, e non il decadimento, dell’attenzione.
Ovviamente le cause dello sbadiglio sono molteplici, ma i docenti sono avvisati: dietro un indesiderato yawn si può nascondere lo sforzo dello studente di restare collegato con la lezione e non per forza la sua noia.

Foto by gettyimages

giovedì 6 marzo 2008

LA FACCIA DEL BOSS E’ INCONFONDIBILE

Una ricerca pubblicata sul numero di febbraio di Psychological Science mostra risultati interessanti sulla relazione tra configurazione facciale e posizione professionale ricoperta all’interno del proprio ambiente di lavoro.

La comunicazione non verbale è un canale molto importante per la trasmissione delle informazioni, come mostrano le ricerche attuali sulla comunicazione aumentativi all’interno degli ambienti virtuali. Come per Ekman, che lo affermò per primo, per gli psicologi l’espressione facciale è un indizio assai importante per comprendere il nostro interlocutore, sia in situazioni di verità che di menzogna.

Nicholas Rule e Nalini Ambady della Tuft University hanno sviluppato una ricerca per verificare se l’espressione facciale fosse correlata alla percezione di potere. Gli stimoli consistevano in una serie di fotografie di manager a livello CEO (Chief Executive Officer) di età e caratteristiche simili; tali manager erano stati ordinati in base alla propria importanza dalla rivista Fortune.

Ai soggetti, studenti di College, è stato chiesto di osservare le fotografie e di ordinarle in base al grado di affidabilità. competenza e leadership che comunicavano. Le due classifiche, quella della rivista Fortune e quelle stilate dagli studenti, sono risultate straordinariamente simili.

I risultati mostrano pertanto che informazioni aggiuntive, come gli indizi facciali, permettono di discriminare in modo maggiormente accurato tra persone apparentemente omogenee. Allo stesso modo, ed è questo il dato più interessante ma anche maggiormente controverso, sembra che le caratteristiche facciali siano correlate con il prestigio di una persona.

Resta da chiarire in che direzione va la correlazione scoperta dai due ricercatori: chi è geneticamente predisposto a posizioni di maggiore successo lavorativo e maggiore produttività si riconosce “a colpo d’occhio” o è invece la posizione che determina una configurazione particolare dei tratti del volto?

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NUOVE FRONTIERE: LA BIBLIOTERAPIA

Crescono i settori e i riconoscimenti per la biblioterapia, una pratica che promette di curare i disturbi psicologici al pari, o quasi, di un farmaco. Il National Health Service inglese ne fa già uso, mentre psicologi e ricercatori ne studiano gli effetti.

La biblioterapia fa la sua comparsa nel mondo scientifico nel 2003, sul Journal of Clinical Pschology che ammette i benefici derivanti dalla lettura di un libro come coadiuvante alle cure psicologiche e come misura preventiva a seguito del trattamento farmacologico.

Su Behaviour Research and Therapy sono di recente apparsi due articoli che confermano i dati tramite studi longitudinali e che stilano addirittura una lista dei libri più efficaci.
I ricercatori hanno infatti testato i benefici della lettura sottoponendo i lettori a test prima e dopo la “somministrazione” del tomo e hanno analizzato le differenze con coefficienti statistici che sono risultati significativi.

Ma attenzione, perché non tutti i disturbi sono curabili con la biblioterapia: ansia e depressione in forma lieve si attenuano con le giuste letture, mentre è difficile che la scelta del libro adatto porti alla risoluzione delle dipendenze da alcool o da droghe. Come sempre serve affidarsi a terapeuti esperti e valutare caso per caso la propria soluzione. Per chi invece non offre di disturbi vale il vecchio adagio secondo cui un buon libro fa bene allo spirito.
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lunedì 3 marzo 2008

CONSEGUENZE DELL'IMMATURITA' DELLA CORTECCIA PREFRONTALE NELL'ADOLESCENZA



L’immaturità cerebrale alla base dell’aggressività e degli eccessi d’ira che si possono manifestare in età adolescenziale, causa indicata da una recente ricerca australiana.

In età adolescenziale è facile incorrere in scelte sbagliate, comportamenti scorretti e problematiche comportamentali. Secondo una ricerca condotta da Nicholas Allen, presso l’Università di Melbourne, la causa è del tutto fisiologica. In particolare sarebbe legata all’immaturità di alcune regioni.

La ricerca, pubblicata sulla rivista ‘Proceedings of the National Academy of Science’, ha coinvolto 137 ragazzi tra gli 11 e i 14 anni. E’ stata condotta filmando alcune discussioni famigliari e sottoposti a risonanza magnetica. I dati mostrano un buono sviluppo e completo funzionamento dell’amigdala, sede che controlla l’emozione e i ricordi, ma nel contempo un’immaturità in alcune aree della corteccia prefrontale, che svolge un ruolo chiave nella regolazione degli stati emotivi.

Secondo l’autore, dunque, l’aggressività adolescenziale non sarebbe da imputare alla crescita psicologica, bensì il limite e la problematica è insita nello sviluppo stesso del cervello. Nonostante l’aspetto cresciuto, quasi di giovani adulti, in realtà il cervello degli adolescenti non matura fino ai vent’anni e ciò ha importanti ripercussioni sui loro comportamenti.
foto by carf