mercoledì 26 marzo 2008

CREDERE PER ESSERE FELICI

Uno studio presentato alla Conferenza della Royal Economic Society svoltosi in Inghilterra presso l’Università di Warwick ha dimostrato che essere credenti correla con uno stato d’animo positivo e un maggior livello di soddisfazione per la propria vita.

Andrei Clark, ricercatore della Paris School of Economics, ha condotto insieme ai suoi colleghi un’interessante ricerca sul tema della disoccupazione. L’analisi dei primi dati ha però indotto i ricercatori a cambiare il focus della loro ricerca: non erano tanto i sussidi peri disoccupati a fare la differenza, ma la loro religiosità o meno.

L’essere credenti sembra assicurare ai fedeli una sorta di area protetta rispetto a chi invece non dispone di questa “copertura”: la fede permette ai credenti di ricevere quotidianamente piccole ricompense che lo immunizzano da possibili disgrazie.

Tale meccanismo funziona sia per i piccoli inconvenienti quotidiani, che per veri e propri shock fisici o psicologici, come ad esempio un divorzio o la perdita del posto di lavoro.

La ricerca, che conferma l’importanza del pensiero e della convinzione anche negli eventi fisici e non soltanto in quelli mentali necessita però di ulteriore conferma. Ai ricercatori sarebbe stato obiettato che la religione potrebbe essere un fattore facilitante, ma non causale: sarebbero invece le relazioni sociali organizzate pacificamente e il mantenimento di un clima sereno e coeso all’interno della famiglia i veri fattori protettivi. Fattori che non sono però esclusivi dei credenti.

Foto by gettyimages

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