Dibattito aperto sulla pubblicità shock contro l’anoressia. Incassa i complimenti del ministro Turco, ma è criticata dal Camillo Loriedo, psicologo esperto di disturbi dell’alimentazione.
Il mondo della moda è legato a doppio filo con il tema dell’anoressia. Negli ultimi anni ha proposto una donna sempre più androgina e magra, al limite della malattia. Ed è sempre la moda ad interessarsi al tema allorché una modella muore, troppo magra per sopravvivere. Dagli eventi shock dell’anno scorso (due modelle anoressiche morte in poco tempo) gli stilisti e il mondo che gira intorno alle sfilate ha dovuto interrogarsi ed anche adattarsi alle ‘misure’ imposte dai governi. Infatti prima la Spagna, poi l’Italia, hanno invitato caldamente a proporre modelli di donna meno ‘pelle e ossa’ per evitare effetti di emulazione nel pubblico.
Quest’anno, in concomitanza con la settimana della moda milanese, è stata pubblicata una pubblicità shock contro l’anoressia. L’ideatore è il fotografo Oliviero Toscani, abituato a shoccare con immagini forti e d’effetto, ma anche a essere subissato di crtiche. La pubblicità mostra una ragazza anoressica, che mostra evidnti danni fisici provocati dall’anoressia.
La campagna è stata accolta positivamente dal Ministro della Salute Livia Turco, che ha apprezzato sia l’iniziativa, sia le modalità.
Camillo Loriedo, invece, psichiatra presso il Centro per i disturbi alimentari del policlinico Umberto I di Roma, è totalmente contrario all’iniziativa, e ritiene che possa essere controproducente, innescando un processo d’imitazione. Infatti mostrare un corpo nudo, a ragazze anoressiche, tipicamente narcise e che soprattutto non sono in grado di riconoscere la propria malattia, non può che rafforzare la propria idea distorta di ‘schema corporeo’.
La pubblicità è un mezzo efficace ma che, se non utilizzato sapientemente, può determinare il fallimento, il flop di un prodotto. In questo caso, non trattandosi di un prodotto, ma di persone umane, la pubblicità dovrebbe essere pensato con degli esperti di psicologia e della comunicazione. Non vogliamo né criticare, né supportare la campagna, ma solo sottolineare che un’immagine può essere letta in molteplici modi e dar vita a differenti opinioni.
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