giovedì 1 febbraio 2007

POCHE ESPERIENZE, RISCHI MAGGIORI


foto by haydn sweterlitsch

I più giovani rischiano più degli adulti a causa delle scarse esperienze con cui confrontare le situazioni. E’ quanto emerge dalla recente ricerca pubblicata su “Psychological Science” dagli psicologi Reyna e Frank, che ribaltano la classica teoria dell’irrazionalità giovanile.

I ragazzi sono spesso accusati di gettarsi a capofitto in situazioni rischiose, senza ragionarci troppo. In realtà i ricercatori Valerie Reyna, professoressa presso la Corlell University di Ithaca, e Frank Farley, docente di psicologia dell’educazione alla Temple University di Philadelphia, hanno evidenziato che i giovani impiegano più tempo nella decisione rispetto gli adulti. Infatti, i dati della ricerca rivelano un ritardo di circa 170 millisecondi nel processo di decisione degli adolescenti rispetto agli adulti. Contrariamente a quello che si pensa, dunque, i ragazzi valutano attentamente i costi e i benefici di un comportamento, tuttavia finiscono spesso per adottare comportamenti o seguire abitudini rischiose. Perché i grandi pur decidendo più velocemente, riescono ad evitare i rischi? I giovani applicano un processo razionale ma che ha grossi limiti: non hanno infatti metri di paragone. Non seguono l’istinto, pregiudizio fortemente consolidato fino ad ora, ma incorrono in comportamenti potenzialmente dannosi anche per se stessi a causa delle scarse esperienze passate.

A questo “difetto” si aggiunge la tendenza degli adolescenti a sentirsi invulnerabili anche in situazioni difficili. Ma anche l’emulazione del gruppo, l’imitare gli amici è tra i motivi che porta i giovani ad adottare comportamenti rischiosi come lo skateboard o il bungee jumping.
E’ doveroso però ricordare come anche gli adulti non siano del tutto esenti da comportamenti rischiosi, anche se spesso riescono a sfuggirvi giungendo a conclusioni più caute grazie all’intuito derivante dall’esperienza.
La ricerca getta una nuova luce sulle possibilità di educare ad un processo decisionale più attento che faccia leva su motivazioni che facciano ragionare. Lo scopo deve essere quello di facilitare un processo decisionale più adulto.

La ricerca tenta di spiegare, dunque, i meccanismi alla base del processo di decision making degli adolescenti. Tuttavia sembrano essere ancora troppi i fattori intervenienti e troppo poco chiaro il peso di ciascuno.

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