
La sindrome di astinenza da telefono mobile si verifica con inappetenza, tristezza, ansia, noia, calo della libido, fino a raggiungere casi gravissimi connessi al suicidio.
Ma chi ne sono le vittime?
In generale si tratta di una percentuale del 6,5%, tra cui principalmente individui di ceto medio o medio-basso, donne , lavoratori (non dirigenti) e studenti.
Andando più in profondità si scopre che la maggioranza è composta da adolescenti e tarda infanzia, per i quali il cellulare è uno strumento sociale di aggregazione e funziona come medium per l’instaurarsi di relazioni, dall’amicizia ai primi amori. Dati confermati dal possesso di cellulare pari al 96% nella fascia compresa tra i 13 e i 17 anni.
Gli adulti hanno anch’essi un rapporto affettivo-relazionale col telefonino, ma ancora più maniacale, lo vedono come ponte e oggetto sostitutivo della realtà, senza contare che tra di essi esiste un 1% che lo vive come status symbol irraggiungibile e che pertanto si affanna alla ricerca di nuovi modelli e rare, e costose (peraltro inutili), funzioni.
Data la crescente dipendenza e la possibilità di ritrovarsi socialmente isolato, guarda caso proprio grazie allo “strumento magico” della socializzazione, il Siipac ha messo a disposizione on-line una serie di domande per un’autodiagnosi. Chi si ritrovi nella categoria dei cellulari-dipendenti viene indirizzato a specialisti e cure adatte, evitando il fai-da-te che può risultare inutile se non dannoso.
A parere dell’autrice le considerazioni da farsi sono due:
- La possibilità di un’autodiagnosi non sempre risulta efficace e, se penso a quell’un per cento, credo che la scoperta della propria dipendenza da parte di tali soggetti potrebbe facilmente diventare un punto di forza del loro narcisismo. Tuttavia il test può aprire, e ci si augura, una via di liberazione per chi si sia accorto di vivere un problema fastidioso. L’invito è di pensare a scale e valutazioni che possano, più che diagnosticare, portare alla consapevolezza, a quella fase del processo del cambiamento nota come contemplazione.
- Nel caso dei giovani il buonsenso della famiglia e una corretta educazione, perché no anche attraverso la scuola, possono limitare i danni e trasferire le relazioni giovanili dal mondo virtuale al mondo reale, senza per questo demonizzare l’utilizzo, e l’utilità, delle nuove tecnologie. Vale ancora l’antico adagio <In medio stat virtus
>.
foto by Frechdachs20
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