sabato 1 novembre 2008

TELEFONINO: L'ALTER EGO DI MAMMA

Uno studio condotto dal Cremit dell'Università Cattolica di Milano ha indagato tempi e modalità dell'utilizzo del cellulare da parte dei giovani, creando un loro profilo specifico. Ne è emerso che il cellulare non è uno strumento largamente diffuso e che gestisce buona parte delle relazioni sociali dei giovani, sia tra loro che con la rispettiva famiglia. Vediamo tutti i particolari della ricerca.
Lo studio è stato coordinato da Pier Cesare Rivoltella, direttore del Cremit (Centro di ricerca sull'educazione ai Media all'Informazione e alla Tecnologia) e docente di Tecnologie dell'Istruzione e ha visto il coinvolgimento di 64 giovani iscritti alle scuole superiori di Milano e aree limitrofe. La metà di loro appartiene a Licei, mentre l'altra ad Istituti professionali.
Gli strumenti utilizzati sono stati un questionario per l'individuazione delle caratteristiche di profilo e focus group mirati con partecipazione attiva da parte degli studenti e discussione delle loro dinamiche di utilizzo del cellulare.
Nello specifico, dall'analisi dei dati provenienti dai questionari è emerso che:
i giovani lo possiedono da un minimo di 4 fino a un massimo di sei anni e che la percentuale dei possessori si aggira intorno al 90%;
il telefonino viene utilizzato nell'arco di tutta la giornata;
gli scopi principali sono : messaggi, fotografie e giochi.
In sintesi si possono riassumere i risultati dicendo che non esistono differenze marcate tra studenti licceali e professionali e che il telefono viene concettualizzato in modo analogo da entrambi i target: è uno strumento utile ma allo stesso tempo invasivo per il mantenimento della rete sociale.
Rispetto ai propri amici e coetanei, i giovani preferiscono essere sempre reperibili pur di mancare ad occasioni sociali e ritrovi da loro ritenuti molto importanti per il mantenimento delle proprie relazioni amicali e di conoscenza.
Rispetto ai genitori invece pare stagliarsi una nuova area di controllo e complicità insieme. Si parla a tale proposito di telemothering per indicare il fenomeno per cui il giovane rinuncia a parte della propria libertà ed indipendenza "telefonica" per pattuire uscite e ritardi controllati dal contatto telefonico con i propri genitori.
Le sfide educative, come sostiene Rivoltella stesso, devono ora confrontarsi con questo uso massiccio ma begoziato del cellulare e insegnarne un uso san e consapevole.
foto by gettyimages

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