Attenzione ai viaggi transcontinentali: alterando i ritmi circadiani di sonno e veglia è possibile determinare brevi perdite di memoria. Tutta colpa del neurotrasmettitore Gaba, che inibisce l’attività cerebrale, come spiega il ricercatore della Stanford University Norman Ruby.
Durante il giorno attraversiamo fasi e momenti in cui naturalmente ci viene fame o ci viene sonno. Questi processi essenzialmente fisiologici si ripetono durante il corso del giorno in modo ciclico e per questi sono stati denominati circadiani (il più noto è l’alternanza sonno-veglia). Da tempo si ritiene che processi cognitivi elevati, come memoria ed apprendimento, siano inscindibilmente legati ai ritmi circadiani, che con il loro ciclo continuo li influenzano.
Norman Ruby, ricercatore presso la Stanford University in California, ha testato per la prima volta questa ipotesi. L’esperimento è stato svolto per il momento esclusivamente su animali (nel loro completo rispetto e senza causare loro danni o sofferenza). Criceti con ritmi alterati avevano difficoltà a ricordare il proprio ambiente. E’ stato così dimostrato che l’interruzione dei ritmi circadiani provoca difficoltà nel ricordo.
La sensazione non dovrebbe essere sconosciuta a molte persone, che per esempio hanno effettuato voli transcontinentali. Il lungo volo (con continui addormentamenti e risvegli), unito alla differenza di fuso orario una volta arrivati a destinazione, aumenta la sensazione di confusione, tanto che è facile non ricordarsi se si è a casa o in una stanza d’albergo.
Ma a cosa è dovuto questo fenomeno? Ruby ha dimostrato che queste amnesie temporanee sono legate al rilascio eccessivo del neurotrasmettitore cerebrale Gaba. Questo neurotrasmettitore, infatti, inibisce l’attività cerebrale e dunque, un’alterazione dei ritmi circadiani ne determina una maggiore concentrazione con conseguente minore ricordo.
Sebbene la maggior parte delle ricerche sul prolungamento dello stato di veglia, dimostrino che le capacità d’apprendimento (soprattutto di concetti complessi) non risultino modificate, questa ricerca mette in guardia sui possibili effetti nocivi dell’alterazione del nostro “orologio biologico”. Ruby ipotizza che proprio l’alterazione dei ritmi circadiani sia alla base del deterioramento delle capacità mnestiche durante l’invecchiamento. Questa ipotesi, ed i suoi risvolti medici, è tuttavia ancora da esplorare.
Foto by Manuel Millway
mercoledì 15 ottobre 2008
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