giovedì 19 giugno 2008

PSYCHO-FLASH: INTELLIGENZA E RELIGIONE



Richard Lynn, professore di psicologia all'Università dell'Ulster, lancia una teoria provocatoria: le persone intelligenti sono atee.
A questa conclusione sarebbe giunto a seguito di un'attenta analisi, nonché in base a ricerche precedenti. La constatazione alla base è che il 68,5 % della popolazione britannica si dichiara credente, contro solo il 3,3% dei membri della Royal Society. Anche una ricerca del 1990, svolta negli Stati Uniti, si collocava su questa linea, poiché evidenziava che solo il 7% dei membri della American National Academy of Sciences si dichiarava credente.
La provocazione di Lynn non si basa solo sul confronto tra la popolazione media e intelligenze sopra la media. Lynn evidenzia anche una correlazione tra l'aumento dell'intelligenza nell'ultimo secolo e il declino delle credenze religiose.
La comunità scientifica per il momento si muove con discrezione, nell'attesa dell'articolo di Lynn, di cui vi abbiamo dato qualche anticipazione, che sarà pubblicato nel prossimo numero della rivista “Intelligence”.


foto by e3000

mercoledì 18 giugno 2008

NEUROETICA



Dove finisce l'influenza dei processi automatici del cervello ed entra in gioco la morale e l'etica personale? E' quello che si chiede Laura Boella, nel suo libro “Neuroetica”, dove analizza le scoperte delle neuroscienze alla luce del pensiero filosofico.

Le scoperte delle neuroscienze sembrano sconfermare l'esistenza del libero arbitrio. Attraverso le tecniche del brain imaging, o trattamenti farmacologici, sono stati fatti passi avanti nella conoscenza delle attivazioni cerebrali durante il processo di decision making. Sembrerebbe infatti che di fronte ad una presa di decisione, mentre la persona sta ancora elucubrando sul da farsi, di fatto il nostro cervello abbia già deciso per noi, attivando un percorso neurale specifico.

Alla luce di queste teorie, secoli di pensiero filosofico sul libero arbitrio dell'uomo sembrano crollare come un castello di carte. Non solo, se riduciamo ogni decisione ad un'esclusiva attivazione cerebrale, sembra cadere anche il concetto di responsabilità.
Laura Boella, docente di filosofia morale dell'Università di Milano, cerca di uscire da questo empasse cercando una “terza via” tra l'ignorare i dati della ricerca scientifica e la naturalizzazione dell'etica proposta da alcuni neuroscienziati.
Nel suo libro “Neuroetica. La morale prima della morale” (ed. Raffaello Cortina Editore), esamina i rsultati delle neuroscienze, mostrando come in realtà i circuiti neuronali non dettino immediatamente il comportamento, ma ne creino delle precondizioni. In questo senso la morale e la responsabilità non sono assenti, ma hanno un ruolo determinante nell'attuazione di un comportamento.
foto by jmsmytaste

venerdì 13 giugno 2008

RILASSATI!


Guardare fuori dalla finestra un paesaggio naturale aiuta a ritrovare il benessere psicologico, diminuendo lo stress. La televisione è un media utile ma non ottiene gli stessi risultati della natura.



Piccoli stress quotidiani inquinano la nostra vita. Al lavoro, in casa, in auto sono molteplici le variabili che incidono negativamente sulla nostra salute psicologica. Come cercare di ridimensionarne l'impatto negativo?
Ognuno di noi mette in atto piccoli e personalissimi accorgimenti per rilassarsi e quindi sfuggire allo stress. Una recente ricerca ha riscontrato effetti molto positivi nel contrasto allo stress è guardare scene di natura.


Lo studio è stato svolto presso l'Università di Washington, da Peter Kahn e i ricercatori dell'Human Interaction with Nature and Technological System, con la finalità di scoprire l'impatto della natura su livelli di stress.
La ricerca, che ha coinvolto 90 studenti di college, è stata condotta attraverso la misurazione del battito cardiaco durante l'osservazione di scene di natura attraverso la finestra oppure su uno schermo ad alta definizione, o l'osservazione di un muro bianco. La misurazione veniva effettuata in na condizione di recupero dallo stress.
Dalle registrazioni è emersa una più rapida discesa del battito cardiaco di chi guardava fuori dalla finestra. Invece tra le condizioni dell'alta definizione al muro bianco non sono state riscontrate differenze significative.


Il risultato della ricerca è interessante su due versanti. Innanzitutto per l'effetto positivo che può avere la natura. In secondo luogo, suggerisce delle riflessioni, come riferito da Peter Kahn al 'Journal of Environmental Psychology' su cui è stata pubblicata la ricerca. Infatti se la tecnologia è utile, basti pensare a Discovery Channel e Animal Planet, ma non può sostituirsi l'esperienza diretta con la natura. "Come specie – spiega Kahn - abbiamo bisogno di interazione con la natura reale per il nostro benessere fisico e psicologico".

mercoledì 11 giugno 2008

EFFETTO 'COCKTAIL PARTY'


In una situazione caotica e rumorosa, riusciamo a captare segnali acustici distinti che attirano la nostra attenzione. Il team di Alexander Gutschalk, dell'Università di Heidelberg, ha identificato l'area cerebrale che agisce da vero e proprio filtro degli stimoli.


In un contesto rumoroso e caotico, dove siamo bombardati da mille stimoli spesso incomprensibili, all'immprovviso può capitare di distinguere qualcosa chiaramente, che attira la nostra attenzione. Pensiamo ad un caso reale, in cui tutti pù o meno è capitato di trovarsi. Siamo ad una festa, musica, vociare, rumori vari giungono alle nostre orecchie indistintamente. La situazione è caotica, ma all'improvviso, un rumore, una voce sembra sovrastare le altre, non perchè la persona stia gridando, ma all'improvviso, quella voce ci colpisce ed attira la nostra attenzione.


Questo fenomeno è già noto, fin dal 1953, ed è conosciuto come effetto 'Cocktail party': di fronte ad un bombardamento continuo e confuso di stimoli, l'uomo riesce ad essere immediatamente reattivo quando capta qualcosa che interessa. Il fenomeno è stato chiamato 'Cocktail party' proprio perchè una festa è il luogo tipico dove si verifica, ma potremmo dire, che nella rumorosa società attuale, senza questa capacità avremmo serie difficoltà a socializzare!


Se il fenomeno era già noto, non si sapeva da quale regione o meccanismo cerebrale derivasse. Alexander Gutschalk, dell'Università Rupecht-Karl di Heidelberg, riferisce la sua scoperta alla rivista Plos Biology. L'effetto 'Cocktail party' si origina nella corteccia uditiva secondaria del lobo temporale.
Lo studio che ha condotto alla scoperta è stato condotto utilizzando la magnetoencefalografia. E' stato monitrato l'effetto, ovvero è stata registrata l'area cerebrale che si attivava quado un soggetto riusciva ad identificare un rumore tra tanti indistinti.


I risultati innanzitutto confermano l'esistenza del fenomeno. In parte non stupisce che l'area si trovi proprio nella corteccia secondaria: è qui, infatti, che le percezioni umane vengono integrate ed arrichite con elementi di complessità.

foto by Seite-3

mercoledì 4 giugno 2008

LA MAPPA DEGLI ODORI



Rafi Haddad e David Harel, presso il Weizmann Institute of Science, hanno sviluppato una mappa multimensionale degli odori. Anche l’olfatto, come poco tempo fa è stato fatto con il gusto, reagisce a sostanze chiaramente distinguibili ed organizzabilI, come le note in una scala musicale.

L’olfatto è il senso maggiormente sviluppato alla nascita, tuttavia si può affermare che nell’uomo sia molto meno evoluto rispetto ad altri animali, per esempio rispetto ai nostri amici cani. Nonostante l’importanza che riveste nella nostra vita di tutti i giorni (basti pensare che, se anche abbiamo sotto gli occhi una pietanza succulenta, ma con un pessimo odore, non la mangiamo!), è il senso meno conosciuto e meno studiato.

Gli scienziati del Weizmann Institute of Science di Israele hanno tracciato la prima mappa degli odori. Lo studio ha raccolto e catalogato un’incredibile quantità di dati, che per il momento hanno permesso di meglio comprendere le basi che regolano il nostro olfatto, e che permetterà di digitalizzare gli odori.
I ricercatori hanno cominciato analizzando 250 odori, da cui hanno estratto una lista di circa 1600 caratteristiche chimiche. Infatti l’odore è composto da sostenze chimiche, molecole odoranti disciolte nell’aria che vengono recepite dal naso. I ricercatori hanno quindi creato una mappa multidimensionale degli odori. La seconda fase della ricerca, ha testato se il cervello riconosceva tale mappa. E’ stato osservato che se due aromi sono “chimicamente” vicini, il cervello lo percepisce e reagisce in modo simile.

Lo studio, pubblicata sulla rivista scientifica di “Nature Methods”, contribuisce a capire meglio le basi del nostro olfatto. In particolare ha avuto il pregio di oggettivizzare un senso da molti ritenuto esclusivamente soggettivo. Il risvolto che potrebbe avere questa ricerca, e quelle che ne seguiranno, è di influenzare le ricerche di marketing per lo studio di nuovi prodotti profumati!

Foto by joanbsit

martedì 3 giugno 2008

IL BULLO IN UFFICIO


Il bullo non si trova solo tra i banchi di scuola, ma spesso tra le mura dell’ufficio. Capi prevaricatori e propotenti, che umiliano i propri sottoposti sono all’ordine del giorno, tanto che si può parlare di bullismo sul lavoro.

Quando si parla di bullismo, si pensa esclusivamente ad un fenomeno che coinvolge adolescenti e bambini. In realtà si incontrano bulli ovunque, spesso sul posto di lavoro. Questi bulli sono capi prevaricatori e prepotenti, che sono soliti umiliare i propri colleghi e subalterni. Questo fenomeno è ampiamente diffuso, come dimostrato da ricerche effettuate in gran parte del mondo, tra cui Austria, Australia, Canada, Germania, Gran Bretagna, Finlandia, Francia, Irlanda e Sudafrica.

Charlotte Rayner ha condotto ricerche approfondite sul tema in Gran Bretagna, dove risulta che circa il 30% dei lavoratori inglesi ha rapporti con un bullo almeno una volta la settimana. In particolare, il più alto tasso di bullismo si registra nelle carceri, nelle scuole e nel sistema postale. Secondo il “Terzo rapporto europeo sulle condizioni sul lavoro”, il 9% dei lavoratori è vittima di prepotenze e intimidazioni reiterate.

Studiosi americani, preferiscono parlare di abuso psicologico, piuttosto che di bullismo. Christine Pearson ha svolto ricerche sul tema dell’inciviltà sul lavoro. Negli Stati Uniti, il 10% dei dipendenti intervistati dichiara di aver assistito ad episodi di quotidiana inciviltà ed il 20% ne è stato vittima almeno una volta. In Canada le percentuali registrate sono addirittura superiori: il 25% assiste quotidianamente ad episodi di inciviltà e il 50% ne è stata vittima.

Interessanti approfondimenti sul tema sono racchiusi nel libro “Il metodo antistronzi” di Robert I. Sutton, edito da Elliot, e nelle librerie gia da qualche mese. Il libro è di carattere divulgativo, ed adatto ad un vasto pubblico, riporta interessanti ricerche.

Foto by danzden