Uno studio condotto dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Brighton, in collaborazione con Mrc Social and Public Health Sciences Unit di Glasgow ha analizzato il rapporto tra l’abitudine al fumo e la qualità dell’insegnamento e delle relazioni con il corpo docente. Ecco cosa ne è emerso.
La ricerca è stata condotta su un ampio campione, costituito da 5092 studenti appartenenti agli istituti scozzesi, con età compresa tra i 13 e i 16 anni ed è stata recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Bmc Public Hearth come studio preliminare per l’approfondimento della tematica della prevenzione al fumo. Lo scopo ultimo è quello di realizzare un efficace programma di prevenzione primaria e secondaria in età precoce, prima che il fumo diventi un’abitudine radicata.
I risultati emersi sono stati molteplici. Dapprima si sono potute mappare le percentuali di fumatori, che vedono un grande aumento delle fumatrici femminili con discesa invece dei ragazzi (39% contro il 25% dei maschi). Tali percentuali medie sono soggette a variazioni nei diversi istituti ma permane comunque il maggiore numero di ragazze.
Il fumo inoltre è favorito/ostacolato da fattori diversi in base al sesso: per i maschi incidono maggiormente il livello socio-economico e culturale proprio e della famiglia di appartenenza; per le femmine intervengono maggiormente il personale atteggiamento scolastico e l’attenzione o meno al rapporto insegnante-alunni.
Il rapporto tra docente e scolari è stato approfondito nello specifico: esso si configura come buon fattore predittivo dell’attitudine o meno al fumo. I ragazzi, sia maschi che femmine (con netta prevalenza femminile), erano maggiormente propensi al fumo se il rapporto con l’insegnante era pessimo o di scarsa qualità, se il benessere scolastico percepito era scarso e se la scuola non presentava specifica attenzione e orientamento verso i temi dell’altruismo e della cooperazione.
Tutti fattori questi passibili di divenire il fulcro di nuove ricerche volte alla creazione di un buon clima scolastico, capace di intervenire in modo maggiormente efficace nel dialogo e nella riduzione non soltanto dell’abitudine al fumo, ma anche dell’abuso di sostanze e dei comportamenti devianti e di bullismo.
Foto by gettyimages
La ricerca è stata condotta su un ampio campione, costituito da 5092 studenti appartenenti agli istituti scozzesi, con età compresa tra i 13 e i 16 anni ed è stata recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Bmc Public Hearth come studio preliminare per l’approfondimento della tematica della prevenzione al fumo. Lo scopo ultimo è quello di realizzare un efficace programma di prevenzione primaria e secondaria in età precoce, prima che il fumo diventi un’abitudine radicata.
I risultati emersi sono stati molteplici. Dapprima si sono potute mappare le percentuali di fumatori, che vedono un grande aumento delle fumatrici femminili con discesa invece dei ragazzi (39% contro il 25% dei maschi). Tali percentuali medie sono soggette a variazioni nei diversi istituti ma permane comunque il maggiore numero di ragazze.
Il fumo inoltre è favorito/ostacolato da fattori diversi in base al sesso: per i maschi incidono maggiormente il livello socio-economico e culturale proprio e della famiglia di appartenenza; per le femmine intervengono maggiormente il personale atteggiamento scolastico e l’attenzione o meno al rapporto insegnante-alunni.
Il rapporto tra docente e scolari è stato approfondito nello specifico: esso si configura come buon fattore predittivo dell’attitudine o meno al fumo. I ragazzi, sia maschi che femmine (con netta prevalenza femminile), erano maggiormente propensi al fumo se il rapporto con l’insegnante era pessimo o di scarsa qualità, se il benessere scolastico percepito era scarso e se la scuola non presentava specifica attenzione e orientamento verso i temi dell’altruismo e della cooperazione.
Tutti fattori questi passibili di divenire il fulcro di nuove ricerche volte alla creazione di un buon clima scolastico, capace di intervenire in modo maggiormente efficace nel dialogo e nella riduzione non soltanto dell’abitudine al fumo, ma anche dell’abuso di sostanze e dei comportamenti devianti e di bullismo.
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