venerdì 16 maggio 2008

I MERITI DEL PROZAC

Una ricerca italiana comparsa sulla rivista Science ha mostrato che il principio attivo del Prozac può favorire e ripristinare la plasticità delle connessioni cerebrali sia nei casi patologici che in casi di normale invecchiamento. Vediamo la scoperta nel dettaglio.

La ricerca è stata condotta presso l'Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, in collaborazione con l'Università di Helsinki. L’equipè di ricercatori, sotto la guida del professore Lamberto Maffei, docente di Neurobiologia alla Scuola Normale, ha studiato l’attività neuronale di una gruppo di topi per quanto riguarda le loro capacità visive.

L’azione del Prozac è stata infatti finora studiata soltanto in un caso specifico di plasticità neuronale, quella relativa ad una corretta visione binoculare, e limitatamente al funzionamento cerebrale dei topi che rappresenta per molti versi un modello semplificato dell’attività neurale umana. Nonostante la fase embrionale della scoperta, i ricercatori sono giunti a conclusioni altamente innovative.

La fluoxetina sembra avere un ruolo di regolazione rispetto alla plasticità delle connessioni sinaptiche dei neuroni cerebrali. I topi, affetti da ambliopia, sindrome che prevede la prevalenza di un occhio sull’altro nella visione, hanno mostrato un prolungamento della fase di “modellamento” dei circuiti visivi oltre al periodo critico per la strutturazione degli stessi.

Così come nell’uomo, è possibile che le vie di trasmissione di un occhio prevalgano su quelle dell’altro, inducendo miopia o cecità; tale fenomeno si instaura precocemente epuò essere prevenuto sollecitando l’occhio pigro. Tuttavia le sollecitazioni hanno effetto soltanto durante il periodo in cui il circuito di trasmissione si sta costituendo, in un’età che si estende fino incirca agli otto-nove anni nell’uomo.
Con l’utilizzo del Prozac tale età si estende e il periodo critico può essere “riaperto” per correggere i difetti visivi.

La fluoexitina agisce nello specifico su due neurotrasmettitori:
  • Riduce le concentrazioni di acido gamma-ammino butirrico (GABA), responsabile della perdita di plasticità all’aumentare dell’età;
  • Aumenta la produzione del Brain derived neurotrophic factor (BDNF), che regola i cambiamenti strutturali e funzionali dei circuiti visivi.

Secondo i ricercatori l’azione del farmaco può essere estesa anche ad altre funzioni oltre a quelle visive e venire impiegato anche in sindromi degenerative come l’Alzheimer o con cause genetiche come per la sindrome di Down.

Esistono tuttavia dei rischi, legati all’uso del Prozac e alla massiccia campagna denigratoria che è stata condotta nei confronti del farmaco in anni recenti, tanto più quando l’impiego si situa nell’infanzia e nell’adolescenza dove rischia di incrementare pesantemente le già comuni manifestazioni di ansia.

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SIAMO BELLE, VOGLIAMO DI PIU’

Brutte notizie per gli uomini d’oggi, lo dice uno studio pubblicato sulla rivista Evolutionary Psychology. Le donne belle non si accontentano più di trovare un uomo di loro gusto, ma pretendono che sia perfetto. Ecco cosa c’è alla base di questa scelta e quali sono le caratteristiche del nuovo principe azzurro.

L’equipe di ricercatori, condotta da David Buss, si era già occupate del tema della desiderabilità dell’uomo da parte delle donne e le ricerche in generale concordavano su criteri di origine prevealentemente evoluzionistica. Le donne cercavano un partner che potesse fare fronte alle necessità loro e della prole, sia dal punto di vista fisico che economico.

Con la differenziazione dei legami sono state delineate poi una serie di caratteristiche che le partner ricercavano a seconda della relazione in corso. Se la storia si prefigurava come unione stabile e duratura nel tempo, le qualità maggiormente “richieste” erano quelle di cui sopra in modo da garantire la necessaria stabilità; se invece si trattava di un storia di breve durata era l’aspetto fisico il tratto maggiormente saliente, seguito da forza e virilità.

Lo studio recentemente condotto da Buss e colleghi invece mette in evidenza un nuovo criterio di scelta del partner, molto più personalistico. La scelta dell’uomo ideale dipende infatti dalla visone che abbiamo di noi stessi: se la donna si percepisce come attraente e di bell’aspetto tenderà ad avare pretese più elevate rispetto ad altre donne.

Oltre alla bellezza e alla virilità, qualità che rimangono costanti, entrano in gioco salute, fedeltà, buona appartenenza familiare, ricchezza e desiderio di paternità. Una lista passibile di aumentare e diminuire a seconda del livello di desiderabilità percepita da parte della donna.
E l’uomo in tutto questo? Secondo i ricercatori il fenomeno funziona soltanto al femminile, mentre l’uomo si accontenta ancora, almeno a livello inconscio, di trovare una buona madre per i propri figli.

Attenzione però che l’effetto non è automatico: non basta che la donna si percepisca come bella ed attraente perché crescano le aspettative nei confronti del possibile compagno; anche l’esperienza, e gli uomini qui possono trarre un sospiro di sollievo, gioca la sua parte.
Infatti la coscienza di essere bella deve essere supportata da prove empiriche s situazioni esperienziali reali. I ricercatori hanno infatti visto che l’esposizione a insuccessi amorosi, soprattutto se più di uno, fa calare nelle donne questo desiderio di perfezione.

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venerdì 2 maggio 2008

AUTOSTIMA FRAGILE


Aggressione verbale e battute acide: indici di una sostanziale fragile autostima, anche per persone che sembrano del tutto sicure di sé. Sono le conclusioni della ricerca di Micheal Kernis.

Quando si parla di autostima si intende il giudizio o considerazione che il soggetto ha di se stesso e delle proprie prestazioni nei diversi contesti personali, famigliari e sociali in cui si trova inserito. E’ un costrutto storico per la psicologia, che sta incontrando recentemente una revisione. Assunti storici vengono infatti criticate e revisionate attraverso ricerche recenti.
Micheal Kernis, psicologo presso l’Università della Georgia ha per esempio dimostrato che avere un’alta considerazione di sé, non significa perciò avere un’autostima solida. Spiego meglio: anche coloro che sembrano avere un’alta autostima, in realtà nascondono debolezze e fragilità che nascondono dietro una corazza che fa pensare a loro come persone forti. In realtà la loro fragilità emerge da particolari atteggiamenti, come l’aggressività linguistica.

L’ipotesi alla base della ricerca di Kernis, pubblicata sul ‘Journal of Personality’, è che esistano persone con un’alta stima di sé, ma di tipologia “fragile”, che “è come avere una bassa stima di sé. Le persone tendono a compensare questa loro fragilità e a vincere le loro incertezze con un’esagerata tendenza a difendersi dalle critiche attraverso la parola”, spiega Kernis.

La ricerca, che ha coinvolto circa 100 studenti dell’Università della Georgia, è stata sviluppata in tre fasi: valutazione del livello di autostima, monitoraggio della stabilità dell’autostima e misurazione della verbalizzazione difensiva. Quest’ultima fase richiedeva ai soggetti di ricordare potenziali pericoli: “Potenziali pericoli – spiega Kernis – sono vissuti più negativamente dagli individui con bassa stima di sé o con alta autostima ma fragile che da quelli con alta e stabile autostima. Ecco perché i primi mettono in atto sistemi per contrastare questi potenziali pericoli e gli altri, invece, si accettano nel bene e nel male , si sentono meno minacciati, sono meno propensi a difendersi biasimando gli altri”.
I risultati della ricerca confermano le ipotesi iniziali: la fragilità di una persona con alta autostima viene evidenziata dal ricorso all’aggressione verbale, a battute acide.

L’alta autostima nasconde dunque dei lati oscuri e negativi, ma questo si sapeva già. Il risultato interessante di questa ricerca sta nel fatto di aver rilevato e monitorato il comportamento dell’aggressività verbale di fronte a potenziali minacce.


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PSYCHO-FLASH: IL FESTIVAL DELLA PSICOLOGIA


Imminente apertura del Festival della Psicologia: 23/24/25 Maggio a Bologna.


Il 23 Maggio si aprirà a Bologna il 'Festival della Psicologia' dall'intrigante titolo 'Eros e Psiche. Invidia e Lussuria', un'interessante occasione per psicologi, appassionati e neofiti che potranno parteciparvi in modo gratuito.


Vi invitiamo a consultare il sito, dove troverete il programma dettagliato:




foto by Sebastià Giralt