martedì 15 gennaio 2008

MECCANICA QUANTISTICA SVELA I SEGRETI DELLA COSCIENZA


Come si comporta la coscienza di fronte ad un’immagine ambigua? Efrastios Manousakis ha analizzato gli stati di coscienza applicando le regole della meccanica quantistica e raggiungendo risultati interessanti.

La meccanica quantistica è un complesso di teorie fisiche che descrivono il comportamento della materia a livello microscopico e subatomico. Nonostante la sua incredibile distanza con la psicologia, questa disciplina è stata applicata con risultati interessanti allo studio di un concetto fondamentale, e a tutt’oggi oggetto di studio, della psicologia: la coscienza.

Efrastios Manousakis, ricercatore presso l’Università della Florida, ha applicato le teorie della meccanica quantistica alla coscienza, riuscendo così ad elaborarne un modello descrittivo.
Lo studio è partito dall’analisi dei processi neurali coinvolti nell’osservazione di immagini ambigue.
L’immagine ambigua, come il famoso “vaso di Rubin” raffigurato nell’immagine soprastante, presenta una doppia immagine, due volti di profilo neri e una coppa bianca. Nel momento in cui riusciamo a vederne uno, non riusciamo a vedere l’altro. Il cervello infatti compie dei salti d’immagine, poiché non riesce a comprenderle contemporaneamente.

Manousakis ha studiato tali salti d’immagine registrando il tempo intercorrente tra i salti e monitorando i processi cerebrali attraverso la risonanza magnetica.
Dai risultati è emerso che durante questo tipo di compito si osservano comportamenti assimilabili al comportamento quantistico della particella. Secondo la teoria quantistica, una particella non ha proprietà definite, ma se viene osservata può trovarsi in uno stato ed immediatamente dopo in uno stato anche contraddittorio.

Manousakis ne ha tratto un modello: la coscienza si può trovare in due stati cerebrali diversi, “coscienza potenziale” e la “coscienza reale”. Il primo stato, la “coscienza potenziale” è il momento in cui il cervello riceve entrambe le immagini contemporaneamente, rappresenta il nostro incoscio, in cui possono essere presenti anche immagini assurde. La “coscienza reale”, al contrario, si ha quando il cervello percepisce una delle due immagini.
I risultati raggiunti da questo studio lascia alcuni neuroscienziati scettici. Tuttavia è interessante evidenziare l’applicazione di quest’area della fisica al comportamento umano.

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