lunedì 11 giugno 2007

IL GENE DEL DEJA-VU


Il premio Nobel per la medicina Tonegawa ha individuato la zona del cervello responsabile del fenomeno del déjà-vu. La ricerca è stata condotta su una colonia di topi il cui cervello era stato modificato geneticamente.


Il déjà-vu è un fenomeno affascinante. Capita spesso di chiedersi come sia possibile avere la sensazione di essere già stati in un posto o di aver già vissuto una situazione. Qualche mese fa, in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche del film ‘Déjà-vu’ abbiamo dedicato un articolo a questa tematica che tanto ha interessato gli psicologi. Nell’ultimo numero della rivista Science è riportata una rilevante ricerca al riguardo.

La ricerca è stata condotta presso il Massachusetts Institute of Technology di Boston dal professor Susumu Tonegawa, premio Nobel per la medicina nel 1987 e professore di biologia e neuroscienze.
L’equipe ha utilizzato una colonia di topi dal cervello geneticamente modificato: il loro ippocampo, zona cerebrale deputata alla memorizzazione di luoghi e di esperienze, era stato privato di un gene indispensabile per tale abilità. Questi topi venivamo posti in due gabbie simili ma non identitiche: in una venivano colpiti da una leggera scossa alle gambe, nell’altra no. I topi, indifferentemente dall gabbietta in cui erano posti iniziavano ad irrigidirsi, non riuscendo a distinguerle. Al contrario i topi ‘normali’, ossia del gruppo di controllo, si irrigidivano soltanto nella gabbia in cui veniva data la scossa.


L’ippocampo anche negli uomini è la zona cerebrale legata alla memoria episodica, deputata a categorizzare e memorizzare esperienze e luoghi per un uso successivo. Questa è un’abilità fondamentale per l’uomo “perchè permette di organizzare l'informazione presente rendendola fruibile per il futuro" dice il professor Tonegawa .
Il fenomeno del déjà-vu incorre quando le due esperienze incominciano a somigliarsi troppo sovrapponendosi e in qualche caso confondendosi. Tonegawa spiega "Il fenomeno del déjà-vu capita quando questa capacità che abbiamo tocca i suoi limiti".

La scoperta risulta molto importante per tutte quelle malattie degenerative, come l’Alzheimer, o per il naturale decadimento della memoria dovuta all’età. Infatti la scoperta permetterà lo sviluppo di farmaci in grado di andare a sopperire il deterioramento di tali abilità manestiche.

Se vuoi leggere il nostro articolo riguardante il déjà-vu clicca qui

Foto by ThunderChild5

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