lunedì 30 luglio 2007

L'APPROCCIO EMOTOCOGNITIVO


La psicologia emotocognitiva cerca di spiegare l’insorgere di disturbi d’ansia.

Viviamo in una molteplicità di contesti, che determinano diverse modalità di relazione e diversi comportamenti. Infatti, in base al contesto in cui ci troviamo agiamo e ci relazioniamo in modo differente.
Sebbene i contesti di vita siano molteplici, l’organismo rimane uno e uno solo, indivisibile. Secondo la psicologia emotocognitiva, proprio il fatto che abbiamo diverse strategie comportamentali a seconda dell’ambiente in cui ci troviamo, genera delle tensioni. Queste tensioni sono definite contesto-specifiche e sono generate dalle ‘regole comportamentali’ che dobbiamo tenere a mente ed attivare nei diversi contesti.

Semplificando, possiamo dire che ragioniamo per compartimenti stagni: sono nel contesto A e devo comportarmi in questo modo, relazionarmi in quest’altro. Il problema nasce quando questi contesti si incrociano, generando confusione ed incertezza su quale comportamento sia più appropriato.
In questi casi molte persone reagiscono esercitando un eccessivo controllo volontario. Questa modalità è però purtroppo disfunzionale e genera di fatto una perdita di controllo, fino a sviluppare sintomi come disturbi d’ansia o psicosomatici.

L’approccio emotocognitivo implica che lo psicologo tenga conto di questa ‘divisione interna’ della persona. In sede clinica, devono essere dunque valutati con attenzione i processi di organizzazione sistemica.

Consigliamo, per maggiori informazioni sulla psicologia emotocognitiva, il libro ‘Psicologia emotocognitiva nello studio delle relazioni interpersonali’ di Quagliarini e Baranello.

Abbiamo già parlato di psicologia emotocognitiva riguardo al disturbo ossessivo-compulsivo nell’articolo ‘La psicologia emotocognitiva contro il disturbo ossessivo-compulsivo’



foto by remuz

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