lunedì 18 dicembre 2006

NONNI A RISCHIO DEPRESSIONE


La depressione colpisce e colpirà sempre di più gli anziani. E’ il monito lanciato dagli esperti del XVI Congresso Nazionale della società Italiana di Neurogeriatria, svoltosi a Milano.


Anche il rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità (2002) ha messo al primo posto delle malattie che comprometteranno la vita la depressione.
Già oggi le cifre sono rilevanti. Si calcola che gli anziani colpiti da depressione siano circa tre milioni e le cifre sono destinate ad aumentare. Il fattore di rischio maggiore diventerà lo stesso allungamento delle aspettative di vita. La depressione è una vera e propria malattia biologica e non solo psicosociale, per cui deve essere contrastata a livello sociale, psicologico e talvolta farmacologico.


Tra i problemi maggiori risulta essere la diagnosi stessa della malattia. Nell’anziano, infatti, la depressione si manifesta in modo differente dall’adulto. Il dottor Pier Luigi Scapicchio, ordinario di Neuropsichiatria Geriatrica al Policlinico Gemelli di Roma e past president della Società Italiana di Psichiatria, la definisce come “pauci somatica”. L’anziano spesso soffre di uno, due, massimo tre sintomi ma estremamente pervasivi. Si tratta per lo più di sintomi molto evidenti perché somatici. I dolori fisici però non sono causati da nessuna patologia organica. Molto spesso sono associati all’ansia, “potenzialmente devastante proprio perché gli toglie la possibilità stessa di reagire alla patologia", spiega Scapicchio.


Se l’anziano si rivolge al medico di famiglia, quest’ultimo spesso sottostimerà la portata dei problemi riferiti. Alle incalzanti domande dell’anziano, il dottore tenderà a rispondere con tutta probabilità: “Non si preoccupi, sono gli acciacchi dell’età!”. Sebbene piuttosto superficiale è una risposta comprensibile, poiché spesso i medici non sono preparati a cogliere le spie che contraddistinguono l’insorgenza della depressione nell’anziano.
Un aspetto poco considerato, ma piuttosto rilevante, è l’alimentazione. E’, infatti, culturalmente condiviso, la preferenza degli anziani a mangiar poco. In realtà spesso gli anziani si rinchiudono in una sorta di “dieta della minestrina”, molto pericolosa poiché non apporta tutti i nutrienti necessari alla buona prosecuzione della vecchiaia. Inoltre la sua ripetizione ossessiva può essere considerata un vero e proprio sintomo della depressione della vecchiaia.Una riflessione sul benessere psicologico della terza età sembra dunque necessaria, soprattutto in un sistema culturale come il nostro, e quello occidentale in generale, che tende ad escludere ed emarginare le persone non più, concedetemi il termine, attive. In culture differenti dalla nostra gli anziani sono invece tenuti in grande considerazione, in quanto portatori della saggezza e delle tradizioni. In questi posti la vecchiaia scorre forse più serena, forse grazie a un po’ più di considerazione e attenzione.
foto by nico.chan

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