giovedì 21 dicembre 2006

LE CINQUE MENTI DI HOWARD GARDNER

A gennaio uscirà in America il saggio “Five minds for the future” di H. Gardner, noto per la Teoria delle “Intelligenze multiple” (1987). Lo psicologo espone in quest’opera l’idea che esistano cinque tipologie di menti idonee per gli anni futuri e rivede la precedente teoria, aggiungendo una nona intelligenza.

Gardner è stato il primo psicologo a postulare che esistessero più di una intelligenza: le sue otto categorie si svincolano finalmente da un residuo razionalista-positivista che vede la capacità intellettiva collegata alla sola competenza logico-matematica. Recentemente inoltre, è stata aggiunta l’intelligenza esistenziale, tipica di chi si pone grandi quesiti sul mondo. Gardner ha ipotizzato differenze di genere tra esse: le donne sono prevalentemente linguistiche e relazionali, gli uomini invece logici, ma ad ora non esistono dati per validare se si tratti di cause genetiche o culturali.

Nel nuovo saggio l’autore presenta quelli che a suo parere saranno i modi funzionali di pensare nel futuro, si tratta di cinque tipi di mente:
  • disciplinata, caratteristica delle persone esperte di un dato tema ed in grado di valutarne la credibilità;
  • sintetica, che opera una selezione di numerose informazioni connettendole in modo finalizzato;
  • creativa, che spinge alla ricerca di idee inconsuete e campi nuovi di sapere;
  • rispettosa, comprensiva verso gli altri, anche interculturalmente, e le loro credenze;
  • etica, volta a pensare e ad agire in modi utili per la società più che per il singolo.

È evidente come queste categorie non siano autoescludentisi, ma che richiedano sinergia in un mondo sempre più multietnico e ricco di informazioni.

Gardner si dilunga anche in consigli sull’istruzione delle generazioni future: serve ampliare l’offerta formativa incentivando tipologie di intelligenza multiple, senza restare fermi all’attuale presenza esclusiva di competenze logico-matematiche e linguistiche. Molti studenti paiono avere insufficiente potenziale perché stimolati in aree sbagliate.
Inoltre serve aumentare creatività e propensione al “rischio”, nel senso buono della sperimentazione. Un atteggiamento più vicino all’intellettuale volpe, secondo I. Berlin, che a quello riccio, ma anche in questo caso la ricerca della molteplicità tipica dell’animale astuto non esclude l’approdare poi ad un unico modello o principio, tipico del porcospino.

Non esistono ancora conferme neuroscientifiche, né evidenze genetiche che diano fondamento alle teorie multicomponenziali di Gardner, ma, come egli stesso sostiene, sicuramente verranno trovate. La loro influenza dovrà però essere messa a confronto con i fattori ambientali, culturali ed educativi. Per ora gli insegnanti possono comunque stimolare in più direzioni le menti dei loro alunni, cosicché le cinque modalità di pensiero illustrate nel saggio siano realizzate efficacemente e permettano una società più aperta, sostenibile e pronta alle sfide del futuro.

foto di H. Gardner by s0rted

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