lunedì 11 dicembre 2006

GESTIRE LA “FOFOFOBIA” CONSAPEVOLMENTE


Le notizie di cronaca, a partire dall’11 settembre, fino alla guerra in Iraq, hanno creato un clima instabile, soprattutto nei giovanissimi, ma anche negli adulti. Questa incertezza psicologica si è concretizzata in un aumento dei casi di attacchi di panico e del numero delle persone che hanno sperimentato un disturbo post-traumatico da stress.

Tali sintomi si sono verificati non solo nei luoghi di accadimento dei fatti, ma anche altrove, grazie alle possibilità della comunicazione mass-mediatica. Così per un bambino di New York è normale disegnare due torri infuocate, ma altrettanto lo è per l’infante tedesco, francese…
Anche gli adulti hanno modificato le proprie percezioni e il modo di relazionarsi gli uni con gli altri in situazioni pubbliche, specialmente in contesti con grande affluenza e di difficile evacuazione.


Il fenomeno viene indicato come “fofofobia” dalla ripetizione del termine greco fobos , ovvero la paura di avere paura. Il meccanismo che scatena delle reazioni più o meno evidenti sarebbe infatti da rinvenirsi nella negazione (raramente consapevole) di provare sentimenti di paura. In un mondo destabilizzante il soggetto sente di non potersi esporre ad ulteriori timori ed arriva a temerne l’insorgenza.
Per gestire questa paura, per sensibilizzare e “immunizzare” le nuove generazioni al fenomeno, presso la Libera Università San Pio V di Roma nasce il Master di I Livello: “Analisi e gestione dei contesti di paura e panico. Aspetti neuro-psicologici, socio-antropologici e mass-mediologici”.
Come evidenzia la denominazione lo svolgimento riguarda tre aree:
1. neuro-psicologica: indaga le origini del fenomeno, le distinzioni panico, paura, fobia e il funzionamento neurale correlato;
2. socio-antropologica: si tratta di un fenomeno non più individuale ma esteso alla collettività e che richiede aspetti transculturali;
3. mass-mediologica: la diffusione delle paure corre attraverso i nuovi media e le loro logiche.
Le applicazioni non si rivolgono solo alla terapia, ma riguardano il ruolo preventivo e sociale ed è probabile che le tecniche verranno impiegate anche nell’ora di Educazione sanitaria nelle scuole, una proposta del Ministro della Salute Turco e del Ministro dell'Istruzione Fioroni.

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