Un recente studio spagnolo pubblicato sul quotidiano El Pais ha coniato la definizione Sindrome di Diogene per definire la tendenza ad accumulare un numero esagerato di e-mail all'interno della propria casella di posta. Pensate che tutto questo accumulo sia un'innocente dimenticanza? Vale la pena saperne di più.
Diogene è da tutti ricordato come il cinico alla ricerca dell'uomo con una lampada in mano; ma cosa accadrebbe se costui non solo non venisse a capo della sua ricerca, ma si trovasse a fronteggiare una montagna di informazioni ammassate senza ragione? Se la mail che cercate disperatamente si cela in un mare di comunicazioni inestricabile, è arrivato il momento di fare luce.
Enrique Dans dell'Istituto Impresa ha classificato cinque tipologie di soggetti in base alla loro modalità di gestione della posta elettronica: il classificatore, il selettivo, il sentimentale, l'irresponsabile e il "diogene". Troviamo così chi divide la corrispondenza in cluster precisi o chi salva soltanto specifici cue per la memoria, chi usa un metro "razionale" e chi invece uno emotivo, legato ai propri ricordi, fino a chi elimina ogni informazione pochi secondi dopo la ricezione.
La tipologia diogene nasce invece grazie alle nuove possibilità tecnologiche che consentono all'utente di avere un maggiore spazio di archiviazione, pur a fronte di invii onerosi in termini di mega. Cosa si cela di fronte a questo bisogno del bibliotecario?
L'aspetto preoccupante è legato alla dimensione del controllo. molto spesso i messaggi ritenuti sono privi di informazioni significative per l'utente, che perde gradualmente la capacità attiva di fare selezione. Non solo, l'accessibilità dello spazio virtuale personale è accresciuta da device che ne permettono la consultazione in tempo reale e facile (si vedano palmari e cellulari di nuova generazione).
La situazione è spesso aggravata dal possesso di più di un account, nati magari per soddisfare esigenze differenti di archiviazione (lavorativa, personale, di informazione) ma sempre più soggette all'ibridazione data la crescente logica di commistione delle comunicazioni web.
José Miguel Bolivar suggerisce allora sette semplici regole: guradare da subito la comunicazione attentamente e classificarla entro le cartelle "da fare", "devo", "mi devono" e "da leggere". Le mail che non rientranmo in queste vanno eliminate subito.
Senza entrare nella logica della procedura, che ciascuno di noi è in grado di coniare per se con un minimo di buon senso, sembra forse eccessivo parlare di sindrome vera e propria. Tuttavia vanno valutati attentamente tutti i segnali di dipndenza e di eccesso legati alla gestione delle infoemìrmazioni (in fondo noi siamo ciò che diciamo e pensiamo) e considerarli come l'anticamera di un'addiction asfissinte e controproducente sia alla persona che al ruolo, di qualunque livello esso sia.
Non a caso viviamo in un contesto dove ormai sempre più di frequente le reti aziendali impediscono di default l'accesso a social network e siti di connettività.
Foto by Gettyimages
2 commenti:
Molto interessante e altrettanto utile questo post...seguendo queste indicazioni l'80% delle mail sarebbe da eliminare (almeno per quanto mi riguarda :-)
Ho notato che siete della Cattolica...io e altre 3 ragazze stiamo portando avanti un nostro blog nell'ambito di un EPT sui nuovi media nel curriculum "psicologia della comunicazione e dei processi cognitivi".
se volete dargli un'occhiata:-) complimenti per il vostro!
www.psicobenessermente.blogspot.com
good start
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