L’uomo è sempre avvolto da relazioni sociali che ne modificano il comportamento e che, ne ha plasmato le funzioni cerebrali nel corso dell’evoluzione. La neuropsicologia sociale cognitiva analizza i comportamenti sociali dal punto di vista interattivo, sociale e cognitivo.
L’uomo non è un’entità isolata ma inserito in una rete di relazioni sociali che influenza, e da cui è influenzato. All’interno delle relazioni sociali si sviluppano processi interattivi, caratterizzati da meccanismi di adattamento reciproco. Dal punto di vista psicologico l’uomo, con i suoi processi comunicativi e cognitivi, non può essere studiato mantenendo il focus sul singolo, ma deve essere considerato all’interno del network sociale. Partendo da queste considerazioni sono stati indagati i processi interattivi che si sviluppano tra le persone all’interno degli scambi interpersonali.
Si è così aperto un vero e proprio nuovo campo d’indagine che integra gli apporti della psicologia sociale, della psicologia cognitiva e delle neuroscienze. Questa nuova disciplina che ricerca i legami che intercorrono tra mente, corpo e comportamento, analizzando in che modo le interazioni sociali influiscano sulle abilità cognitive e sul funzionamento cerebrale e fisiologico, è stata chiamata agli inizi degli anni ’90 da Cacioppo e Berntson ‘neuroscienza sociale’, denominazione successivamente ampliata in ‘neuroscienza sociale cognitiva’.
La neuroscienza sociale cognitiva si propone di analizzare i fenomeni su tre livelli di analisi: livello sociale, che riguarda le motivazioni e i fattori sociali che influenzano i comportanti; il livello cognitivo, come meccanismo di elaborazione delle informazioni; ed il livello neurale sui meccanismi cerebrali alla base dei processi cognitivi. I campi d’indagine della neuroscienza sociale cognitiva riguardano le abilità sociali fondamentali, tra cui studi sulla percezione delle altre persone, come la capacità di riconoscere le emozioni altrui e di individuare segnali sociali, attraverso l’osservazioni di gesti e movimenti, nonché l’importante tema della teoria della mente.
L’ipotesi alla base è che l’uomo sia predisposto all’analisi delle interazioni sociali, possieda una sorta di “cervello sociale”, che gli permette di analizzare le molteplici informazioni che entrano in gioco durante le interazioni.
Le ricerche e i conseguenti risultati emersi in quest’ambito d’indagine sono molteplici, primi tra tutti i neuroni mirror, neuroni alla base della capacità d’imitazione, di cui si sente spesso parlare. L’acquisizione fondamentale, ottenuta con quest’area della disciplina sembra essere soprattutto la possibilità di indagare i fenomeni sotto più livelli contemporaneamente.
L’uomo non è un’entità isolata ma inserito in una rete di relazioni sociali che influenza, e da cui è influenzato. All’interno delle relazioni sociali si sviluppano processi interattivi, caratterizzati da meccanismi di adattamento reciproco. Dal punto di vista psicologico l’uomo, con i suoi processi comunicativi e cognitivi, non può essere studiato mantenendo il focus sul singolo, ma deve essere considerato all’interno del network sociale. Partendo da queste considerazioni sono stati indagati i processi interattivi che si sviluppano tra le persone all’interno degli scambi interpersonali.
Si è così aperto un vero e proprio nuovo campo d’indagine che integra gli apporti della psicologia sociale, della psicologia cognitiva e delle neuroscienze. Questa nuova disciplina che ricerca i legami che intercorrono tra mente, corpo e comportamento, analizzando in che modo le interazioni sociali influiscano sulle abilità cognitive e sul funzionamento cerebrale e fisiologico, è stata chiamata agli inizi degli anni ’90 da Cacioppo e Berntson ‘neuroscienza sociale’, denominazione successivamente ampliata in ‘neuroscienza sociale cognitiva’.
La neuroscienza sociale cognitiva si propone di analizzare i fenomeni su tre livelli di analisi: livello sociale, che riguarda le motivazioni e i fattori sociali che influenzano i comportanti; il livello cognitivo, come meccanismo di elaborazione delle informazioni; ed il livello neurale sui meccanismi cerebrali alla base dei processi cognitivi. I campi d’indagine della neuroscienza sociale cognitiva riguardano le abilità sociali fondamentali, tra cui studi sulla percezione delle altre persone, come la capacità di riconoscere le emozioni altrui e di individuare segnali sociali, attraverso l’osservazioni di gesti e movimenti, nonché l’importante tema della teoria della mente.
L’ipotesi alla base è che l’uomo sia predisposto all’analisi delle interazioni sociali, possieda una sorta di “cervello sociale”, che gli permette di analizzare le molteplici informazioni che entrano in gioco durante le interazioni.
Le ricerche e i conseguenti risultati emersi in quest’ambito d’indagine sono molteplici, primi tra tutti i neuroni mirror, neuroni alla base della capacità d’imitazione, di cui si sente spesso parlare. L’acquisizione fondamentale, ottenuta con quest’area della disciplina sembra essere soprattutto la possibilità di indagare i fenomeni sotto più livelli contemporaneamente.
foto by brewbooks
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