giovedì 24 maggio 2007

VIDEOGIOCHI ANTI-AGING


Programmi di braintraining, un vero e proprio allenamento cerebrale che migliorerebbe le capacità del cervello e la memoria. Derivanti dagli studi del dottor Kawashima, spopolano negli States e sono da poco arrivati anche in Italia.

Impazzano in America da qualche anno e sono appena arrivati in Europa e in Italia, dove si prevede successo analogo. Sono i nuovi videogiochi anti-aging, che promettono un potenziamento della memoria.
Il mercato è in fermento da alcuni anni ed esistono molti software anti-aging : i siti internet Braintrainer e Happy.neuron, l’azienda californiana Posit Science (che è riuscita posizionare i propri programmi di potenziamento nelle case di riposo!).
Il primo programma sviluppato, nonché il più famoso, è quello del dottor Ryuta Kawashima, che ha sviluppato la propria ipotesi sul brainfitness, nell’università giapponese Tohoku di Sendai e presso l’isituto Karolinska di Stoccolma.


I suoi studi sono partiti dall’idea, supportata da prove derivanti dalla risonanza magnetica funzionale, che nel cervello giunga un maggiore afflusso di sangue durante il calcolo mentale di alcune somme e la lettura ad alta voce. Questo maggiore afflusso sanguigno, soprattutto alla corteccia prefrontale, zona deputata all’intergrazione di diversi messaggi, determinerebbe una maggiore attivazione ed un migliore funzionamento del cervello.
Dopo un test su volontari dai 20 ai 60 anni, Kawashima ha perfezionato degli esercizi efficaci ed in seguito ha sviluppato il programma Brain Age, che lo ha reso famoso in tutto il mondo (e milionario!). Questo gioco-programma di allenamento cerebrale è stato acquistato dal 2004 dalla Nintendo, e si basa sul confronto tra il calcolo iniziale dell’età cerebrale del giocatore e l’età cerebrale in seguito all’allenamento svolto.


Gli effetti di questi programmi d’allenamento sono tuttavia ancora da verificare. Il professor Pietro Pietrini, psichiatra e neuroscienziata dell’Università di Pisa, è piuttosto scettico : "Il fatto che un certo compito attivi un'area cerebrale non dimostra che questa funziona meglio, anzi può essere il segnale del suo affaticamento”.
Non si è ancora giunti, dunque, ad una conclusione definitiva riguardo le effettive potenzialità dei programmi di Brainfitness, tuttavia il successo che hanno avuto nel mondo, testimonia per lo meno una maggiore voglia delle persone di “giocare con il cervello”, invece di acquisire passivamente stimoli che arrivano dalla televisione.

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