lunedì 26 marzo 2007

NEUROBIOLOGIA DELL'AMORE

foto by dutchy


L’attrazione e l’amore che due individui percepiscono quando si vedono è anche questione di chimica; in realtà il ruolo delle componenti fisiologiche è ancora maggiore. Secondo le ricerche condotte da D. Marazziti e colleghi presso l’Università di Pisa, l’amore sarebbe mediato da numerosi regolatori neurobiologici, trasformandosi a sua volta in uno di essi.

Le esperienze affettive che viviamo hanno un grande ruolo nella definizione del nostro benessere. In particolare i circuiti maggiormente coinvolti sono quelli di serotonina, con livelli inferiori, e di dopamina, con tassi invece superiori. Questi due neurotrasmettitori sarebbero rispettivamente responsabili di umore altalenante e euforia che si percepiscono durante l’innamoramento.

Tali effetti vengono poi ulteriormente mediati da altre componenti, che modificano la loro presenza col passare del tempo e lo stabilizzarsi della situazione: quando cioè provo meno stress e timore di abbandono e vengono pertanto prodotte endorfine in maggiore quantità. Se inoltre la relazione si svolge anche sul piano sessuale e non soltanto su quello dell’affetto “platonico” aumentano anche le concentrazioni di vasopressina e ossitocina.

L’insieme di queste sostanze crea un circolo di attivazione-funzionamento che diviene in toto responsabile del benessere dell’individuo e può venire indicato appunto come “neurotrasmettitore amore”.

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