sabato 20 gennaio 2007

IL CERVELLO PUO' PREDIRE IL FUTURO


Il nostro cervello è in grado di prevedere il futuro e di prefigurare eventi, grazie ad un insieme di circuiti neuronali. E’ la scoperta recentemente pubblicata sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze (PNAS) da Karl Szpunar, secondo cui quando immaginiamo noi stessi prendere parte a un evento futuro, utilizziamo le stesse aree del cervello coinvolte nel ricordo di eventi passati.

Sul primo numero della rivista dell’Accademia Americana delle Scienze (articolo disponibile anche on-line), Karl Szpunar, a capo di un gruppo di ricercatori del Department of Psychology presso la Washington University di St.Louis, ha pubblicato i risultati dello studio sulla capacità di immaginare eventi non ancora accaduti, problema ancora poco studiato dalle neuroscienze. “Nella nostra vita quotidiana, probabilmente impieghiamo più tempo a pensare cosa faremo domani o più tardi nella stessa giornata, che a ricordare il passato, ma non è ancora chiaro come riusciamo a creare queste rappresentazioni mentali del futuro” spiega Karl Szpunar. L’attività di “mentalizzazione”, ossia la capacità che consente di fare ipotesi, deduzioni e anticipazioni sul comportamento proprio ed altrui senza doverlo sperimentare direttamente, ha un chiaro significato adattivo perché può aiutare a pianificare le proprie azioni, o prevenire situazioni potenzialmente pericolose o dolorose.

La ricerca si è concentrata, dunque, sull’analisi del cosiddetto ‘sesto senso’. A un gruppo di volontari è stato chiesto di effettuare diversi compiti cognitivi mentre la loro attività cerebrale veniva osservata utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fmri). Si chiedeva ai soggetti di ricordare un evento personale del passato, come l’ultimo compleanno festeggiato, e di immaginarne uno futuro, per esempio il prossimo compleanno. L’attività cerebrale registrata durante queste attività, è stata confrontata con un livello base che consentiva ai soggetti di pensare ad un evento escludendo la proiezione mentale di se stesso : dovevano immaginare un personaggio famoso, Bill Clinton (scelto perché secondo gli stessi partecipanti era particolarmente facile visualizzare mentalmente la sua immagine in diverse situazioni).

Lo studio dimostra che il network neurale coinvolto nelle previsioni per il futuro non è isolato nella corteccia frontale, e che le stesse regioni cerebrali coinvolte nel ricordo delle situazioni passate sono attive anche quando il soggetto immaginava se stesso nel futuro. Quando invece l'immaginazione comprendeva anche la figura di Clinton, le zone in questione mostravano un'attività minore, probabilmente perchè i soggetti non avevano alcun ricordo di interazione diretta con Clinton, quindi dovevano derivare la sua immagine dalle reti neuronali responsabili della memoria semantica, non legata al contesto.
Ricordare eventi autobiografici e immaginarsi in uno scenario futuro manifestano simili aspetti di attività cerebrale che fanno riferimento a network neurali in larga misura sovrapponibili. “I risultati di questo studio offrono qualche indizio per rispondere all'annosa questione dell'utilità evolutiva della memoria” commenta Kathleen McDermott, un'altra autrice dello studio. “Potrebbe darsi che la capacità di ricordare in dettaglio il passato e rappresentarlo visivamente sia importante proprio perché è il presupposto per immaginare noi stessi in scenari futuri e quindi pianificare meglio i nostri comportamenti”.Ricordiamo però che alla maggior parte degli esseri umani capita di fare qualche errore clamoroso, seguendo delle ipotesi inverosimili. Non siamo degli indovini che “vedono” il futuro in una sfera di cristallo, per nostra sfortuna o fortuna.

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